AMARCORD SERIE C

Squadre che prima erano nei dilettanti e hanno fatto il salto nel professionismo
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ars72
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AMARCORD SERIE C

Messaggio da ars72 »

Riapro questo topic per ricordare uno degli epiloghi piu' famosi della storia della terza serie: il maxi spareggio del 1979

Il maxi spareggio del 1979

Il Campionato di Serie C2 78/79 fu il primo della categoria, dopo lo sdoppiamento della C su due livelli. Nel più settentrionale dei quattro gironi che lo componevano non bastarono 34 giornate per stabilire le due formazioni che avevano diritto a salire in C1.
Alle spalle della Sanremese che vinse il girone con 44 punti, furono cinque le squadre a concludere appaiate a quota 41, rendendo necessario uno spareggio. Le società interessate furono, Montevarchi, Cerretese, Sangiovannese, Carrarese e Imperia. All’epoca non era prevista alcuna discriminante, differenza reti o scontri diretti, e dunque si dovette organizzare un girone all’italiana per dirimere l’ex aequo.

Come erano arrivate le cinque squadre alla parità?
A un turno dalla fine la Sanremese guidava con 42 punti, davanti ai 41 della Sangiovannese, ai 40 della Cerretese e ai 39 delle altre contendenti. La Sanremese sconfisse 3-0 il Prato garantendosi la C1. L’Imperia vinse 4-1 a Siena, il Montevarchi 4-2 in casa con Montecatini. La Cerretese non andò oltre lo 0-0 interno con il Grosseto. Alla Sangiovannese a questo punto per essere promossa sarebbe bastato un pari nel confronto diretto con la Carrarese, arrivo invece una sconfitta secca per 3-0. Quindi tutti a quota 41 e spareggio.

Il campionato era finito il 9 giugno, ci volle una settimana ad organizzare il tutto e il 17 a Massa e a Pisa si giocarono le prime due partite dello spareggio. 1-1 tra Imperia e Montevarchi mentre la Carrarese superò 3-0 la Cerretese. Si proseguì giocando ogni tre giorni in vari stadi tra Liguria e Toscana, con l‘ultima giornata fissata addirittura per il primo di luglio a Massa e a Prato. La Carrarese aveva già esaurito i suoi impegni e si trovava a 4 punti, frutto di una vittoria, due pareggi e una sconfitta. All’epoca la vittoria valeva ancora due punti.

A Massa l’Imperia, fanalino di coda della classifica con due pareggi e una sconfitta superò 3-1 la Sangiovannese, che invece aveva gli stessi punti della Carrarese, raggiungendole dunque entrambe a 4. A Prato Montevarchi e Cerretese, che di punti ne avevano 3, pareggiarono 1-1 e salirono entrambe a 4. Dunque di nuovo tutte alla pari, e ancora nessuna discriminante prevista.

La situazione logistica si fece complessa:
bisognava organizzare un nuovo girone da dieci partite in piena estate. Le società avrebbero dovuto tenere impegnati i giocatori, che ricordiamo erano semiprofessionisti, fino a oltre metà luglio. Venne però in aiuto la clamorosa decisione del Presidente della Cerreese che annunciò di non voler proseguire negli spareggi e rinunciò al nuovo girone per la promozione.

Questa scelta, essendo diventate le pretendenti quattro, rese tutto molto più semplice: si proseguì ad eliminazione diretta. L’otto luglio a Viareggio il Montevarchi, che aveva fino ad allora sempre pareggiato, vinse una partita degli spareggi superando 1-0 l’Imperia. A Pistoia la Carrarese eliminò la Sangiovannese sconfiggendola 3-1.

La finale andò in scena l’undici di luglio a Pistoia. I regolamentari finirono 2-2, ma nei prolungamenti il Montevarchi seppe segnare la terza rete e conquistare la C1 dopo un torneo di spareggio durato 24 giorni e 13 partite e che senza il passo indietro della squadra di Cerreto Guidi avrebbe rischiato di arrivare quasi fino ad agosto!

https://metropolitanmagazine.it/serie-c ... io-del-79/

Girone eliminatorio

Imperia- Montevarchi 1-1 Massa, 17 giugno 1979
Carrarese -Cerretese 3-0 Pisa, 17 giugno 1979
Imperia -Carrarese 1-1 Genova, 20 giugno 1979
Montevarchi -Sangiovannese 0-0 Arezzo, 20 giugno 1979
Cerretese -Imperia 2-0 La Spezia, 24 giugno 1979
Sangiovannese -Carrarese 1-0 Empoli, 24 giugno 1979
Carrarese -Montevarchi 1-1 Montecatini Terme, 27 giugno 1979
Cerretese -Sangiovannese 1-1 Pistoia, 27 giugno 1979
Imperia -Sangiovannese 3-1 Massa, 1º luglio 1979
Montevarchi -Cerretese 1-1 Prato, 1º luglio 1979

Classifica:

Carrarese 4 (d.r. 2)
Imperia 4 (d.r. 0)
Montevarchi 4 (d.r. 0)
Cerretese 4 (d.r. -1)
Sangiovannese 4 (d.r. -1)

Semifinali:

Montevarchi- Imperia 1-0 Viareggio, 8 luglio 1979
Carrarese- Sangiovannese 3-1 Pistoia, 8 luglio1979

Finale
Montevarchi -Carrarese 3-2 dts Pistoia, 11 luglio 1979

..............

L'allenatore della Carrarese era Corrado Orrico che grazie a quel campionato si merità una chiamata dell'Udinese in serie A. Quindi torno' a Carrara e portò comunque i marmiferi in C1 al termine della stagione 1981-1982.

Qualcosa di simile avvenne in serie B nella stagione 1967/68 con un maxi spareggio tra Perugia, Messina, Venezia, Lecco e Genoa per la salvezza e due retrocessioni. Dopo un primo girone retrocesse il Messina, quindi ci fu una seconda tornata di spareggi che condanno' il Venezia.
luka79
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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da luka79 »

Quel firone di spareggio poteva cambiare la storia calcistica della Cerretese

Resterà sempre il rammarico di non averci provato
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nike
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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da nike »

"Cei e Balleri in coro: a questo punto è meglio il sorteggio". Ho impresso in mente questo titolo (in "Stadio-Corriere dello Sport") che introduceva le interviste post partita di Montevarchi - Cerretese, ultima partita di quel girone di spareggi. Invece il sorteggio non ci fu, e oltre tutto non era contemplato: buon per Balleri, che con il suo Montevarchi raggiunse la promozione, potendo giocare "solo" altre due partite proprio a causa della rinuncia della Cerretese di Cei.
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Web
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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da Web »

Due grandi allenatori toscani tra i migliori soprattutto in serie C1 e C2, l'ex portiere Idilio Cei, scomparso prematuramente nel 1996, e il livornese Costanzo "Lupo" Balleri, che ci ha lasciato invece tre anni fa. Ricordo come se fosse ieri quella lunga serie di spareggi anche se
all'epoca avevo 14 anni, ma ero già innamorato di questo calcio. La Cerretese paradossalmente con questa rinuncia, dopo avere toccato il punto più alto della sua storia calcistica iniziò il declino, che la vide ancora in C2 per cinque anni, anche se alla fine degli anni Ottanta era già rientrata in ambito regionale, e salvo qualche apparizione in serie D sarà destinata a rimanerci. Era una squadra giovane, dove molti giocatori spiccheranno comunque il salto verso categorie più nobili, come il super bomber Massimo Barbuti. Tra le tante stelle di questa squadra Beppe Materazzi, padre del campione del mondo, e lo sfortunato portiere Sani, una bandiera societaria destinato a scomparire pochi anni dopo. Io tifavo per l'unica ligure, l'Imperia, che pur essendo neopromossa aveva un organico di tutto rispetto, e che anche in questo caso non riuscirà mai più a raggiungere simili livelli.
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ars72
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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da ars72 »

Web ha scritto:Due grandi allenatori toscani tra i migliori soprattutto in serie C1 e C2, l'ex portiere Idilio Cei, scomparso prematuramente nel 1996, e il livornese Costanzo "Lupo" Balleri, che ci ha lasciato invece tre anni fa. Ricordo come se fosse ieri quella lunga serie di spareggi anche se
all'epoca avevo 14 anni, ma ero già innamorato di questo calcio. La Cerretese paradossalmente con questa rinuncia, dopo avere toccato il punto più alto della sua storia calcistica iniziò il declino, che la vide ancora in C2 per cinque anni, anche se alla fine degli anni Ottanta era già rientrata in ambito regionale, e salvo qualche apparizione in serie D sarà destinata a rimanerci. Era una squadra giovane, dove molti giocatori spiccheranno comunque il salto verso categorie più nobili, come il super bomber Massimo Barbuti. Tra le tante stelle di questa squadra Beppe Materazzi, padre del campione del mondo, e lo sfortunato portiere Sani, una bandiera societaria destinato a scomparire pochi anni dopo. Io tifavo per l'unica ligure, l'Imperia, che pur essendo neopromossa aveva un organico di tutto rispetto, e che anche in questo caso non riuscirà mai più a raggiungere simili livelli.
Imperia allenata da Baveni, un tecnico ligure molto quotato.

In quel girone A di C2 c'era anche l'Almas Roma alla prima esperenza tra i professionisti (come del resto il Banco Roma che era stato ripescato e che finì nel girone C) dopo aver vinto il campionato Interregionale.
L'Almas Roma era guidato dal grande Amos Cardarelli, mediano della Roma negli anni '50 scomparso un paio di anni fa e simbolo della cittadina di Monterotondo.
Il Banco Roma nel 1978/79 invece era allenato da Giacomo Losi a lungo primatista di presenze in serie A con la maglia della Roma prima di essere superato da Totti e poi da De Rossi. In quella squadra giocavano diversi calciatori transitati anche in serie A come Tempestilli, Crialesi, Cozzi e Quintini oltre a Leonardo Acori che del Banco è stato uno dei simboli prima di iniziare una lunga e vincente carriera da allenatore.
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Gioventù Biancoceleste
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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da Gioventù Biancoceleste »

ars72 ha scritto:Imperia allenata da Baveni, un tecnico ligure molto quotato.
Bruno Baveni che tra l'altro è nato a Sestri Levante (nessuno è perfetto :mrgreen: ) ma nonostante ciò ha legato a più riprese in maniera indissolubile il suo nome all'Entella, che infatti allenò sia prima che dopo quell'esperienza all'Imperia dal 1977 al 1979: Baveni fu il tecnico dell'Entella nelle stagioni 1976-'77, poi dal 1986 al 1988 in 2 stagioni in C2, e poi di nuovo nel 1993-'94 e nel 1998-'99, ultima sua stagione da allenatore di una prima squadra (quindi chiuse la sua carriera in panchina proprio all'Entella). Ma non finì così: infatti nella stagione 2012-'13 fu il vice-allenatore di Vincenzo Melidona nei Giovanissimi Regionali 1999 dell'Entella, e poi nell'estate del 2013 passò ai Giovanissimi Regionali 2000 dell'Entella sempre come vice di Melidona, per divenire poi supervisore tecnico del settore giovanile dei biancocelesti.
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torquato flacco
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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da torquato flacco »

ars72 ha scritto: Montevarchi- Imperia 1-0
E pensare che alla terza giornata l'Imperia era primo in classifica a punteggio pieno e il Montevarchi ultimo a zero, dopo aver giocato proprio il confronto diretto vinto dai liguri per 6-0!
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ars72
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Messaggio da ars72 »

Un anno all’inferno, l’unica stagione in serie C dell’Atalanta

La definiscono la regina delle provinciali, ed in effetti lo è. L’Atalanta è da sempre considerata una grande fra le piccole, un concetto che negli ultimi anni è diventato ancora più solido grazie alla splendida cavalcata in Italia e in Europa della squadra di Gasperini. Ma c’è stato un anno in cui i bergamaschi sono usciti dai radar del calcio che conta, un’unica stagione nelle sabbie mobili di una categoria che i nerazzurri hanno conosciuto e immediatamente salutato.

L’Atalanta che si appresta a disputare il campionato di serie B 1980-81 è una squadra costruita per giocarsi la promozione in serie A o quantomeno per stazionare stabilmente nelle zone alte della classifica. E’ un torneo anomalo perché la B accoglie ospiti d’eccezione come Milan e Lazio (retrocesse d’ufficio a causa del Calcioscommesse), oltre a compagini ben attrezzate quali Cesena, Pescara e le due genovesi Sampdoria e Genoa. L’Atalanta è guidata da Bruno Bolchi, uno che nella sua carriera sarà specialista di promozioni dalla serie cadetta alla A, ma che a Bergamo incappa in una stagione disgraziata e, nonostante tre vittorie nelle prime sei giornate, vede la sua squadra sgretolarsi domenica dopo domenica e scivolare verso i bassifondi della classifica. I nerazzurri partono discretamente, poi entrano in una crisi quasi irreversibile e il 19 gennaio 1981, all’indomani della sconfitta per 2-0 in casa del Genoa, cambiano tecnico con Giulio Corsini a prendere il posto dell’esonerato Bolchi. Il nuovo allenatore debutta con un pareggio col Cesena e la vittoria esterna di Taranto, dopodiché prende atto della precaria solidità di un gruppo impaurito e poco avvezzo alla lotta per evitare la serie C, paralizzato da una situazione via via sempre più complicata ed acuita dalla rabbia del caldo pubblico dello stadio Comunale. L’Atalanta perde in casa col Rimini, addirittura esce sconfitto dalla trasferta di Monza contro l’ultima in classifica, infine le mazzate decisive, ovvero il ko interno col Genoa e quello di Cesena all’ultima giornata, risultati che condannano i bergamaschi alla prima clamorosa retrocessione in C1, un epilogo inatteso che lascia l’intera città lombarda sgomenta ed attonita.

L’estate del 1981 è di passione a Bergamo, anche perché la contestazione verso il presidente Cesare Bortolotti, che proprio un anno prima era subentrato al papà Achille, è assai intensa. Il giovane patron sa però il fatto suo, è consapevole del disastro causato ma anche della solidità societaria che potrà permettere l’immediato ritorno in serie B ad una squadra che con la C non ha davvero nulla a che spartire. I cambiamenti sono molteplici, a partire dalla guida tecnica affidata al giovane Ottavio Bianchi che a neanche 40 anni è già considerato uno degli allenatori più interessanti del panorama italiano; in campo, poi, altri talenti prodotti in casa come i tornanti Roberto Donadoni ed Armando Madonna, abbinati ad elementi più esperti come il difensore Giovanni Vavassori, tornato a Bergamo dopo anni in serie A al Napoli. In attacco viene confermato il centravanti Carlo De Bernardi (uno dei pochi superstiti dell’annata precedente) a cui si unisce Bortolo Mutti che diventerà il protagonista principale della stagione, mentre in porta a difendere i pali atalantini ecco il maturo Mirko Benevelli, i cui baffoni neri a Bergamo saranno un’icona per quattro anni. Le premesse per un campionato da protagonisti ci sono, l’Atalanta è inserita nel girone A della C1 ed è la favoritissima per la promozione davanti a Monza, Vicenza, Modena, Padova e Triestina, tutte a giocarsi i due posti disponibili per la serie B, con i nerazzurri in pole position nelle griglie di partenza stile Formula 1 che i giornali stilano a fine agosto alla vigilia del campionato, anche se Ottavio Bianchi ammonisce i suoi durante il ritiro: “Tutti sanno che siamo i favoriti – dice nello spogliatoio – e dunque ci affronteranno come in serie A affrontano la Juventus”.

L’Atalanta parte in maniera decisa e alla prima giornata, il 20 settembre 1981, batte in casa 1-0 il Treviso nella sua prima storica partita in serie C. Seguono il pareggio per 1-1 a Forlì, quello casalingo a reti bianche col Monza, il successo esterno sulla Sanremese per 2-0 e quello interno di misura contro il Fano. I bergamaschi viaggiano spediti e sembrano non risentire del peso dei favori del pronostico, così come non pare influire su di loro la categoria sconosciuta ed i campi piccoli e stretti di formazioni con poco blasone ma tanta grinta. La difesa di Bianchi regge bene e in attacco De Bernardi e Mutti si sposano alla perfezione, soprattutto il secondo inizia a far gol con una certa regolarità e tutto sembra filare liscio fino al 29 novembre quando i nerazzurri cadono a sorpresa 1-0 in casa del Trento, rimediando la prima sconfitta stagionale. Nessun allarmismo, però, anzi, l’Atalanta mostra alle rivali come reagisce una grande squadra dopo un colpo subìto e la domenica successiva regola al Comunale per 2-0 l’Alessandria, poi pareggia a Piacenza e il 20 dicembre mette sotto l’albero di Natale dei tifosi 4 reti impacchettate contro il forte Padova ristabilendo le distanze con le inseguitrici. I bergamaschi chiudono in testa il girone d’andata dopo la vittoria per 3-0 con la Rhodense, la prima di tre successi consecutivi con vittime anche Treviso e Forlì. La marcia dell’Atalanta è spedita e Ottavio Bianchi si sta dimostrando davvero un tecnico di talento, fa giocare bene la sua formazione e allo stesso tempo ottiene quei risultati che società e i tifosi avevano chiesto ad inizio stagione.

La cavalcata diventa così anche divertente come dimostrano i successi casalinghi contro Triestina e Piacenza, ma anche i frizzanti pareggi di Empoli (2-2) e contro il Modena in casa dove i nerazzurri mostrano comunque un calcio propositivo ed una qualità tecnica nettamente superiore alle concorrenti per la promozione che comunque non mollano e che restano in scia alle due battistrada del campionato, ovvero le lombarde Atalanta e Monza. Sul cammino degli uomini di Bianchi c’è anche qualche ostacolo imprevisto: lo 0-0 di Sant’Angelo Lodigiano del 7 marzo contro l’ultima della classe, ad esempio, o quello casalingo contro il Trento, compagine che fra andata e ritorno riesce a togliere agli atalantini 3 punti sui 4 disponibili. Il 9 maggio l’Atalanta espugna l’Appiani di Padova e piazza un macigno sulla promozione, rinforzato dal successivo pareggio di Vicenza contro un’altra pretendente al salto di categoria che spiana la strada verso l’aritmetica certezza del ritorno in serie B che avviene domenica 23 maggio 1982 quando in uno stadio Comunale gremito i bergamaschi superano 1-0 il già retrocesso Mantova e riconquistano quella serie B persa inopinatamente appena un anno prima. La festa è grande a Bergamo, così come grande era stata la delusione per una caduta clamorosa, mal digerita ma ora messa da parte da quella promozione che riappacifica anche tifoseria e presidenza e che restituisce alla città un palcoscenico più degno che sarà il trampolino di lancio per il ritorno in serie A che l’Atalanta otterrà col primo posto nella stagione 1983-84 quando in panchina ci sarà Nedo Sonetti e in campo diversi reduci della squadra vittoriosa in C1.
L’Atalanta lascia la serie C dopo l’ultima giornata e l’ininfluente sconfitta per 1-0 a Rho, la seconda stagionale. Primo posto, 49 punti, miglior difesa del torneo con appena 15 reti incassate e miglior coppia gol del girone grazie alle 16 marcature di Mutti e alle 8 di De Bernardi. Un cammino trionfale, forse scontato e reso più semplice dalla bontà dell’organico e dalle capacità di Ottavio Bianchi che solo un anno dopo (al termine dell’ottavo posto in B a Bergamo) verrà chiamato ad allenare l’Avellino in serie A, ma che ad oggi resta storico, un pezzo da collezione custodito gelosamente nella valigia dei ricordi per quell’unico e forse irripetibile viaggio all’inferno della regina delle provinciali italiane.

https://www.mediapolitika.com/2020/06/2 ... latalanta/
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ars72
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Messaggio da ars72 »

Torna il derby Bari-Taranto dopo 28 anni

Un'attesa degna dei tempi migliori, un'attesa da far perdere il sonno o da renderlo inquieto, un'attesa per un derby che, tra il 1951 e il 1993, ha segnato parte della storia calcistica pugliese. L'attesa, e non una qualunque, è tutta per Bari-Taranto che, 28 anni dopo, torna a prendersi, finalmente, la scena. Perché non era neppure lontanamente immaginabile che quel 27 settembre 1992 avrebbe rappresentato l'ultima volta dei rossoblù al San Nicola, né tantomeno che quello 0-0 incolore del match di ritorno, disputatosi il 21 febbraio 1993, non avrebbe più avuto un seguito. Perché il Bari, da quella data, ha militato consecutivamente, per 25 stagioni, tra Serie A e Serie B, il Taranto, viceversa, ha conosciuto l'inesplorato mondo (fino ad allora) dei Dilettanti e di quella che un tempo fu la C2 e ha soltanto sfiorato, ma mai raggiunto, la cadetteria: Catania, Avellino, Ancona, Atletico Roma e Pro Vercelli sono stati, per sfortuna o per altro, ostacoli insormontabili.

La realtà, a oggi, si chiama Serie C, una categoria che per i biancorossi doveva essere soltanto di passaggio e che, invece, ne è la dimora da tre anni, per i rossoblù un'occasione di riscatto dopo le incredibili peripezie vissute in Serie D a seguito del fallimento del 2012. Il presente le farà incontrare in terza serie per la quinta volta nella storia: era successo soltanto nel 1951/1952, tra il 1965 e il 1967 e nel 1983/1984. Un derby prestato alla C perché, nelle precedenti 36 occasioni, il proscenio è stato quello della cadetteria, senza dimenticare gli ulteriori incroci in Coppa Italia che, a loro modo, hanno contribuito a rendere ancor più affascinante la storia del match. In totale (tra B, C e Coppa) si contano 46 incroci: 19 le vittorie del Bari, 13 quelle del Taranto e 14 i pareggi. Gli ionici si sono imposti in terra barese in due circostanze, vale a dire nel settembre del 1955, in B, con un rocambolesco 2-4 maturato grazie alla doppietta di Ferrari e alle reti di Veglianetti e Ferrarese e nel gennaio 1984, in Coppa Italia, con uno 0-1 di misura timbrato da Formoso. La storia, però, ha visto trionfare il Taranto in altre undici circostanze.

Indimenticabile l'1-0 del 20 novembre 1977 con la scucchiaiata di Iacovone a 19 minuti dal termine o il netto 4-0 di Coppa del febbraio 1984 con le doppiette di Fracas e Carrer. Quest'ultimo acuto fece seguito, a distanza di poco più di due settimane, a quello in campionato maturato allo Stadio della Vittoria ed è stato anche il collante della vittoria di due mesi dopo (aprile 1984): Formoso e Chimenti fecero venire giù lo stadio Iacovone e quel 2-1 sancì la terza affermazione del Taranto sul Bari in poco meno di tre mesi. Momenti da brividi, in positivo, per tutta la tifoseria rossoblù.

Il passato è, ormai, tale, ma è l'unico strumento per spiegare alle nuove generazioni il fascino di una sfida neppure troppo remota, ma che in 42 anni ha segnato un'epoca del calcio pugliese. Senza il passato, persone anche di età media non avrebbero neppure idea del valore di un Bari-Taranto a distanza di quasi un trentennio. Una sola pecca: il settore ospiti dello stadio San Nicola rimarrà desolatamente deserto. Sarebbe stato un bel colpo d'occhio, uno spot per il calcio pugliese e non solo. Ciò lascia presagire che al ritorno anche ai baresi verrà vietato lo Iacovone.

(Quotidiano di Puglia)

Bari-Taranto, i precedenti
Ritorna il derby di Puglia dopo 29 anni. Fattore campo sempre decisivo

Eccolo qui. Il derby di Puglia torna dopo una lunghissima assenza a riscaldare i cuori e rispolverare i ricordi. La sfida tra i biancorossi di mister Mignani e i rossoblù di mister Laterza arriva quasi al giro di boa, con i galletti primi in classifica, lanciati verso la serie B. Marsili e soci ci arrivano in un periodo di difficoltà per i troppi infortuni, ma con una buona tenuta psicologica; i padroni di casa, invece, vengono dal sofferto pareggio del “Partenio”, ma in casa sono infallibili. Ed è proprio il fattore casalingo ad aver sempre contraddistinto le sfide tra le due città più popolose di Puglia: il Bari non ha mai vinto a Taranto mentre gli jonici nella città di San Nicola hanno raccolto l’unico successo nel 1955.

Sono ben 20 i precedenti tre le due formazioni a Bari e domenica sarà la seconda volta che il Taranto giocherà al San Nicola. La bilancia pesa decisamente dalla parte dei patroni di casa, che hanno ottenuto 16 vittorie, mentre i pareggi sono stati 3. L’unica affermazione rossoblù fu un roboante 4-2 con reti di Veglianetti, doppietta di Ferrari e Ferrarese. Tanti i giocatori che negli anni hanno vestito entrambe le maglie e non sempre il passaggio da una squadra all’altra è stato indolore: è eclatante il caso di Maiellaro negli anni ’80. Erano anni in cui il campanilismo era molto acceso e ogni questione calcistica con i cugini era sempre capitale. Ma altri calciatori si sono avvicendati tra le due maggiori formazioni pugliesi fino agli anni '90: Totò Lopez, Lopez, Gridelli, Sciaudone, Imparato, Roselli, Nitti (oggi vice di Mazzarri a Cagliari), Alberga, Parente, Garzya (che ha vestito anche la maglia del Lecce), Di Bitonto, Rajcic (acquistato proprio dal Bari), Dionigi, Strambelli sono solo alcuni nomi dagli anni '80 in poi.

Precedenti Bari-Taranto
1951/52, 9a campionato domenica 4 novembre 1951 Bari-A.Taranto 4-2
1955/56, 2a campionato, domenica 25 settembre 1955, Bari-Taranto 2-4
1956/57, 23a campionato, domenica 10 marzo 1957, Bari-Taranto 3-2
1957/58, 4a campionato, domenica 6 ottobre 1957, Bari-Taranto 2-1
1965/66, 9a campionato, domenica 14 novembre 1965, Bari-Taranto 2-1
1966/67, 13a campionato, domenica 18 dicembre 1966, Bari-Taranto 1-0
1970/71, 9a campionato, domenica 15 novembre 1970, Bari-Taranto 2-1
1971/72, 30a campionato, domenica 23 aprile 1972, Bari-Taranto 2-0
1972/73, 13a campionato, domenica 10 dicembre 1972, Bari-Taranto 3-2
1973/74, 11a campionato, domenica 9 dicembre 1973, Bari-Taranto 0-0
1977/78, 30a campionato, domenica 16 aprile 1978, Bari-Taranto 2-0
1978/79, 29a campionato, domenica 22 aprile 1979, Bari-Taranto 3-3
1979/80, 12a campionato, domenica 2 dicembre 1979, Bari-Taranto 2-0
1980/81, 26a campionato, domenica 22 marzo 1981, Bari-Taranto 1-1
1983/84, 11a campionato, domenica 27 novembre 1983, Bari-Taranto 1-0
1984/85, 30a campionato, domenica 21 aprile 1985, Bari-Taranto 1-0
1986/87, 34a campionato, domenica 24 maggio 1987, Bari-Taranto 1-0
1987/88, 10a campionato, domenica 15 novembre 1987, Bari-Taranto 1-0
1988/89, 33a campionato, domenica 14 maggio 1989, Bari-Taranto 2-0
1992/93, 4a campionato, domenica 27 settembre 1992, Bari-Taranto 3-1

BARI-TARANTO 3-1
Serie B 1992/93, 4a Giornata - Dom 27.09.1992
Bari: Biato; Di Muri (64' Civero), Loseto, Terracenere, Jarni (58' Sassarini), Progna, Alessio, Cucchi, Protti, Barone, Tovalieri. A disposizione: Gentili, Laureri e Capocchiano. Allenatore: Orlando, D. T. Lazaroni.
Taranto: Gamberini; Prete, Castagna, Zaffaroni, Monti (59' Pellizzaro), Enzo, Nitti (67' Fresta), Piccinno, Lorenzo, Muro, Mazzaferro. A disposizione: Rotoli, Donadon e Camolese. Allenatore: Vitali.
Arbitro: Rodomonti di Teramo.
Marcatori: 17' (rig.) Lorenzo (TA), 42' Tovalieri, 49' Loseto, 71' Protti.
Note: ammoniti Progna, Prete, Tovalieri, Monti, Loseto e Terracenere.

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Re: AMARCORD SERIE C

Messaggio da vecchio appassionato »

Perché il settore ospiti sarà deserto?
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ars72
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vecchio appassionato ha scritto:Perché il settore ospiti sarà deserto?
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ars72
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VeneziaMestre arancioneroverde, 35 anni fa la fusione delle due realtà calcistiche della città della laguna

Era il 26 giugno 1987 quando le due realtà calcistiche principali del Comune di Venezia si fusero, dando vita al VeneziaMestre arancioneroverde. Trentacinque anni dopo, di acqua ne è passata sotto i ponti. E anche se non proprio tutti insieme, varie generazioni di veneziani e mestrini continuano a cantare Unione

Ti ricordi l’87… era l’anno della fusione… veneziani e mestrini… tutti insieme a cantare Unione… Iniziava così, sulle note di Montagne verdi, un coro a lungo scandito dalle parti dello stadio Pierluigi Penzo di Venezia. Era il 26 giugno 1987, infatti, quando le due realtà calcistiche principali del Comune di Venezia si fusero, dando vita al VeneziaMestre arancioneroverde. Trentacinque anni dopo, di acqua ne è passata sotto i ponti, come si dice in laguna. E anche se non proprio tutti insieme, su quei gradoni che hanno visto stelle come Ronaldo e Zidane ma anche i mestieranti della serie D, varie generazioni di veneziani e mestrini continuano a cantare Unione. Una storia tormentata, quella del Venezia. Pardon, dell’Unione. Fatta di gioie (poche, ma indimenticabili per chi le ha vissute) e sofferenze (molte di più) sportive. Ma anche di dissidi, lotte intestine e vere e proprie scazzottate legate all’identità contestata. Persino in famiglia. Dalla bandiera Paolo Poggi all’anno di Recoba (espressione che nel capoluogo veneto indica quasi con misticismo la storica salvezza della stagione ’98-’99, soprattutto grazie alle giocate miracolose del Chino, arrivato in prestito a gennaio dall’Inter). Dal gol di tacco di Pippo Maniero contro l’Empoli a quello nella nebbia di un inconsapevole Moacir Bastos Tuta, unico a non conoscere la combine di Venezia-Bari e di conseguenza ad esultare al gol contro i galletti (gli schiaffi nel tunnel che porta agli spogliatoi restano negli annali). Dal miraggio dello stadio nuovo – tuttora in voga, a distanza di decenni, per quanto il fascino del vecchio Penzo resti insuperabile – agli avvicendamenti ravvicinati sulla panchina. Un marchio di fabbrica di Maurizio Zamparini, croce e delizia per il pubblico arancioneroverde, scomparso lo scorso 1° febbraio. Dai fallimenti alle ripartenze, tra cambi di denominazione e gestioni societarie tragicomiche (un esempio su tutti: vedere alla voce mister Golban). Non basterebbe un libro per raccontare i 35 anni di arancioneroverde in laguna, dove la parentesi nella massima serie si è appena conclusa, per far spazio alla prossima stagione in cadetteria. Neanche a dirlo, tra stracci che volano e speranze andate in fumo.

Dalla fusione all’eliminazione della Juve
Nel 1987, con il favore del Comune, il presidente del Venezia Zamparini realizzò la fusione per incorporazione con il Mestre, unendo le due squadre, allora entrambe in C2. Nacque il Calcio VeneziaMestre. Non una scelta a furor di popolo, vista la tradizionale rivalità che separava i due campanili collegati dal Ponte della Libertà. A Venezia, infatti, era forte il legame con il nero delle gondole e il verde dei canali (esclusi i primissimi anni in rossoblù): 80 anni di storia, impreziositi dalla Coppa Italia del ’40-’41 e dal terzo posto dell’anno successivo, con lo scudetto sfumato per un pelo a vantaggio della Roma. Erano gli anni di Ezio Loik e Valentino Mazzola, glorie neroverdi. A Mestre, invece, nel 1929 nacque l’U.S. Mestrina, poi divenuta A.C. Mestre. Una storia minore, quella degli arancio(neri), che si fermò alla serie B. Ma ugualmente fonte d’orgoglio. Nonostante la ritrosia delle piazze, abituate a scontrarsi nei derby, la nuova entità arancioneroverde guidata da Ferruccio Mazzola, figlio di Valentino e fratello di Sandro, esordì allo stadio Francesco Baracca di Mestre il 27 settembre 1987, sconfiggendo 4-1 il Telgate. Sugli spalti si vedevano sciarpe neroverdi e arancionere, ma a poco a poco gli ex rivali iniziarono a trovarsi d’accordo. E i risultati sul campo favorirono l’avvicinamento reciproco: simbolico il primo esodo a Treviso, espugnata grazie a tre reti di Stefano Marchetti. La stagione si chiuse con la promozione in C1, festeggiata da un migliaio di ospiti a Sesto San Giovanni. Era nata l’Unione, quasi casualmente. Ma mentre prendeva forma l’identità unionista – nascevano anche gli Ultras Unione, gruppo storico scioltosi poi nel 2006 e mai davvero eguagliato negli anni a venire – non tutti, da una parte all’altra del Ponte, si rassegnavano alla nuova realtà. Nacquero squadre che si richiamavano al Venezia e al Mestre, mai veramente competitive. Dal Baracca al Penzo, poi, ristrutturato e tornato campo di casa nel ’91 – dopo lo storico spareggio di Cesena contro il Como, che valse l’ulteriore promozione in serie B con 7mila tifosi arancioneroverdi al seguito – resistettero gruppi anti-unionisti. Con tanto di screzi, botte e vicende paradossali, come quella di due fratelli veneziani, entrambi lancia-cori: uno nella Curva Sud unionista, l’altro nella Nord della Vecchia Guardia. Ma la squadra continuava a crescere: celebre la notte del 27 ottobre 1993, quando la Juve di Roby Baggio subì un rocambolesco 4-3 al Penzo in Coppa Italia e venne eliminata dai lagunari, esaltati dalla tripletta di Sasà Campilongo.

Dal paradiso all’inferno – A livello ufficiale, in realtà, il Calcio VeneziaMestre durò solo due stagioni: troppo invitante, per Zamparini, tornare al prestigio del nome Venezia. Eppure, per la tifoseria il dado era tratto: l’Unione non si toccava. Lo dimostrò in più occasioni, quando il patron friulano tentò di ridimensionare anche l’arancio sulle maglie, completando quasi totalmente la retromarcia. Una su tutte, la presentazione della squadra nel luglio ’99 a Villa Condulmer, Mogliano Veneto: gli ultras riuscirono con le cattive a far cambiare la divisa da gioco, poi ridisegnata con tre bande verticali proporzionate. Sul campo, intanto, l’ascesa verso i piani alti proseguiva spedita. Anche grazie a dirigenti come Vulcano Bianchi, Beppe Marotta e Gianni Di Marzio, scomparso lo scorso gennaio. E ad allenatori del calibro di Alberto Zaccheroni e Gian Piero Ventura (cui ne sarebbero seguiti altrettanti, da Spalletti a Prandelli). A scaldare il pubblico lagunare furono giocatori come Pedro Mariani, Giancarlo Filippini, Raffaele Cerbone, Ciccio Pedone, Claudio Bellucci e un giovane Christian Vieri. Senza contare i veneziani Fabiano Ballarin, Nicola Marangon e Stefano Polesel, talento puro di Burano. Fino alla serie A, conquistata dal Venezia di Novellino a trazione Luppi-Iachini-Schwoch. Tre stagioni intervallate da un pit-stop in B. Taibi, Maniero, Recoba. Impossibile dimenticare le punizioni implacabili dell’uruguaiano. Meno scontato il rigore parato dal difensore brasiliano Bilica a Shevchenko, a San Siro contro il Milan. Glorie e meteore, come il giapponese Nanami, ricordato solo per le schiere di tifosi orientali al Penzo. Poi i dissidi di Zamparini con la curva e con la politica locale, le bizze per la mancata costruzione dello stadio a Tessera e la fuga a Palermo. Con quel pulmino che da Pergine Valsugana portò a Longarone dodici giocatori – tra cui Maniero e Di Napoli – e l’allenatore Ezio Glerean. Una mazzata, per i lagunari.

Altalena lagunare. E oggi? – La B con il ritorno di Paolino Poggi, le salvezze nonostante dissesti finanziari e valigette (vedi caso Genoa), fino al tracollo. E alla ripartenza dalla C2. Con Nello Di Costanzo in panchina e il trio Moro-Pradolin-Gennari in campo, oltre a capitan Mattia Collauto, altra bandiera veneziana: subito promozione, in un clima tornato di festa. Anni di alti e bassi in Lega Pro, culminati nel secondo fallimento seguito dalla ripartenza in D come Fbc Unione Venezia. In campo, in quel 2009-2010, c’erano ancora Collauto e un giovane Marco Modolo, difensore di S.Donà di Piave che poi avrebbe vestito l’arancioneroverde fino alla risalita in A del 2021. In mezzo, cambi di proprietà – i russi, gli americani, come in una vecchia canzone di Lucio Dalla – e l’ennesimo fallimento. Fino all’era Tacopina, con il ritorno in B (Pippo Inzaghi il mister), e il passaggio a Duncan Niederauer, ex ad della Borsa di Wall Street. Che conquista la serie A con il duo Poggi-Collauto dietro la scrivania, il vicentino Paolo Zanetti in panca e il graffio finale del veneziano Riccardo Bocalon. Sembrava tutto perfetto. E invece è crollato tutto di nuovo. O quasi. Al di là della retrocessione, l’ambiente è rimasto scosso dall’esonero di Zanetti a cinque giornate dal termine (a campionato ormai ampiamente compromesso) e dagli addii al veleno. Non solo dello stesso Zanetti, ma anche del trio veneziano Poggi-Collauto-Marangon. Un progetto, quello della proprietà statunitense, che punta sulle scommesse, senza curarsi troppo di rompere con le due città. Per la prossima stagione in B il mister sarà il croato Ivan Javorcic. Il resto è tutto da scrivere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... a/6640009/
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Re: AMARCORD SERIE C

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L’ultimo derby dell’Elefante

18 marzo 2001, Catania – Atletico Catania 2–1

Tra il 1994 e il 2001 l'Atletico Catania ha militato in serie C1, sfiorando in due occasioni la promozione in serie B: nel 1997 e nel 1998, infatti, gli etnei furono eliminati nelle semifinali dei play-off rispettivamente da Savoia e Ternana. Per questi due eventi, a sorpresa, lo stadio Cibali registrò il tutto esaurito: ventimila catanesi, quindi, dimostrarono di aver adottato temporaneamente l’Atletico Catania come squadra del cuore.

Il ritorno del Catania fra i professionisti, dopo la radiazione e la rispettiva retrocessione in eccellenza, fece sì che nel capoluogo etneo si giocasse nuovamente una stracittadina, vista la contemporanea presenza dell’Atletico Catania. Ecco la lista dei dodici incontri giocati dalle due formazioni:


1995-1996 (Coppa Italia di serie C) Catania – Atletico Catania 0–3 1–1
1996-1997 (Coppa Italia di serie C) Atletico Catania – Catania 2–1 3–1
1998-1999 (Coppa Italia di serie C) Atletico Catania – Catania 0–0 1-2
1999-2000 (Coppa Italia di serie C) Catania – Atletico Catania 1-0
1999-2000 (Campionato di serie C1) Catania – Atletico Catania 0–0 1–1
2000-2001 (Coppa Italia di serie C) Atletico Catania – Catania 0–1
2000-2001 (Campionato di serie C1) Atletico Catania – Catania 0–1 1-2

La partita su cui vogliamo concentrare la nostra attenzione è l’ultimo derby dell’Elefante. Infatti, al termine della stagione, l’Atletico Catania, retrocesso sul campo in serie C2 dopo la sconfitta ai play-out contro la Lodigiani, sparì dagli almanacchi del calcio professionistico a causa del fallimento societario. Il Catania, invece, arrivò terzo in classifica e perse la finale dei play-off contro il Messina.

Stadio Cibali, 18-03-2001

27.a giornata del campionato di serie C1 2000/2001

CATANIA – ATLETICO CATANIA – 2 – 1

CATANIA (4-4-2): Zancopè; Orfei, Baronchelli, Zeoli, Corradi; Apa (Testini dal 37' p.t.), Bussi, Criniti (Monaco dal 44' s.t.), Cordone; Ambrosi, Cicconi (Karasavvidis dal 33' s.t.). (Iezzo, Di Rocco, Recchi, De Silvestro). All. Guerini.

ATLETICO CATANIA (4-4-1-1): Aprea; Torma, Infantino, Bocchini, Tamburro; Chiaramonte (Lombardi dal 29' s.t.), La Marca (Archetti dal 38' s.t.), Gentilini, Tondo; Romondini; Sala. (Ambrosi, Chiavaro, Raciti, Teodosio, Vezzosi). All. Picone.

ARBITRO: Dattilo di Locri. NOTE: spettatori 9.535 circa (8.635 paganti, 900 abbonati), incasso di lire 201.400.000 (circa 104 mila euro).

Marcatori: Cicconi (C) al 5' p.t., Baronchelli (C) al 20' p.t., Sala (A) al 40 s.t.

Ammoniti: Torma, Criniti, Gentilini, Sala e Testini.

Angoli 5-2 per il Catania.

(calciolandiasicilia1.forumfree.it)
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