PALESTINA- PREMIER LEAGUE
Inviato: 5 agosto 2015, 10:19
Oggi la gara più attesa: a Gaza c'è la Supercoppa
L'italiano Stefano Cusin, alla guida dell'Al Ahli, sfiderà l'Ittihad al-Shujaiyeh: incontro storico tra le squadre che hanno vinto due diversi campionati nella Palestina divisa dal conflitto
E’ una storia che sarebbe piaciuta a Eduardo Galeano. La storia della partita che attese quindici anni di essere disputata. Finalmente, domani pomeriggio, quella partita verrà giocata allo stadio Yarmouk di Gaza. A incontrarsi saranno l’Ittihad al-Shujaiyeh, vincitore del campionato e della coppa della Striscia di Gaza e l’Al-Ahli di Hébron, la squadra allenata dall’italiano Stefano Cusin che, per la prima volta nella sua storia, a maggio ha portato a casa la coppa della West Bank. Sì, perché nella Palestina divisa dal conflitto con Israele e dalle divisioni politiche interne (a Gaza spadroneggia Hamas, in Cisgiordania è ben più salda l’Autorità di Abu Mazen) si giocano due diversi campionati e ciò va avanti, tra alti e bassi, dal 2000, l’anno della seconda Intifada.
PRESSIONI — Il governo di Tel Aviv non ha mai visto di buon occhio che i due tornei si riunissero, ostacolando il trasferimento delle squadre da una parte all’altra dei Territori Occupati. Ma stavolta anche grazie alle pressioni esercitate dalla Fifa, alla quale Israele aveva promesso la libera circolazione degli atleti, il nulla osta seppure in extremis è arrivato, e questo nonostante i comprensibili timori dopo la morte cinque giorni fa di un bimbo di 18 mesi in un villaggio vicino a Nablus, bruciato vivo nel rogo causato dal lancio di una molotov da parte di coloni israeliani.
GARA SPOSTATA — La “storica partita”, come i media palestinesi l’hanno subito ribattezzata, avrebbe dovuto giocarsi ieri, martedì 4 agosto, ma all’Al-Ahli il permesso di poter attraversare la Cisgiordania per raggiungere Gaza è arrivato solo lunedì a tardissima sera. Troppo importante l’appuntamento per rinunciare, mentre diecimila palestinesi si erano già assicurati il posto in tribuna allo Yarmouk per la prima delle due sfide che assegneranno la Supercoppa di Palestina (ritorno il 9). Poco male: il big match è stato spostato di 48 ore. Roba che non spaventa chi è abituato all’emergenza quotidiana. ENTUSIASMO — “Abbiamo viaggiato tutto il giorno e adesso abbiamo già fatto il primo allenamento - dice Cusin da Gaza - Qui c’è un entusiasmo incredibile e lo stadio è tutto esaurito. Essere riusciti ad attraversare Israele ed entrare a Gaza con un pullman di palestinesi è stata un’impresa grandissima, non succedeva da anni”. Immaginiamolo questo bus di calciatori tagliare in due la terra delle divisioni, come La Banda del film israeliano che raccontava il viaggio di un gruppo di musicisti egiziani o gli ebrei in fuga dalla Shoah dello sgangherato Train de vie. Ad attendere Cusin e i suoi al checkpoint di Erez c’erano decine tra fotografi e cronisti locali, le troupe di Cnn, France24, Al Jazeera. Un evento. Lo Shujaiyeh (o Chajaya), d’altronde, è la squadra di uno dei quartieri più colpiti dall’offensiva del luglio di un anno fa, quando qui morirono 70 palestinesi, 17 bambini, ma anche 13 soldati israeliani. Anche lo stadio Yarmouk fu colpito.
GIRAMONDO — "Ci auguriamo che questa partita sia un modo per incarnare l'unità del nostro popolo” dice Kifah al- Sherif , il presidente dell’Al-Ahli che a Hebron commercia in articoli sportivi e importa i marchi più noti. Cusin, arrivato in Palestina in gennaio insieme al suo vice Gianluca Sorini, è il più zingaro degli allenatori italiani. E’ stato in Camerun, Congo, Bulgaria, Arabia, Libia, poi ha seguito da vice l’amico Walter Zenga a Dubai. Quest’estate ha portato la squadra in ritiro in Italia. Amichevoli contro il Bologna, l’Atalanta, l’Arezzo e il ritiro a Castiglion Fiorentino, il suo paese di nascita. Il 31 luglio l’ultima sgambata, poi il ritorno a Hebron. “Io da Tel Aviv senza problemi, i miei giocatori atterrando prima ad Amman e poi passando tre posti di blocco: giordano, israeliano e palestinese” dice Stefano, che nel frattempo è stato ammesso al supercorso di Coverciano. E adesso promette: “Dove la politica ha fallito, vincerà lo sport”.
Gazzetta.it
L'italiano Stefano Cusin, alla guida dell'Al Ahli, sfiderà l'Ittihad al-Shujaiyeh: incontro storico tra le squadre che hanno vinto due diversi campionati nella Palestina divisa dal conflitto
E’ una storia che sarebbe piaciuta a Eduardo Galeano. La storia della partita che attese quindici anni di essere disputata. Finalmente, domani pomeriggio, quella partita verrà giocata allo stadio Yarmouk di Gaza. A incontrarsi saranno l’Ittihad al-Shujaiyeh, vincitore del campionato e della coppa della Striscia di Gaza e l’Al-Ahli di Hébron, la squadra allenata dall’italiano Stefano Cusin che, per la prima volta nella sua storia, a maggio ha portato a casa la coppa della West Bank. Sì, perché nella Palestina divisa dal conflitto con Israele e dalle divisioni politiche interne (a Gaza spadroneggia Hamas, in Cisgiordania è ben più salda l’Autorità di Abu Mazen) si giocano due diversi campionati e ciò va avanti, tra alti e bassi, dal 2000, l’anno della seconda Intifada.
PRESSIONI — Il governo di Tel Aviv non ha mai visto di buon occhio che i due tornei si riunissero, ostacolando il trasferimento delle squadre da una parte all’altra dei Territori Occupati. Ma stavolta anche grazie alle pressioni esercitate dalla Fifa, alla quale Israele aveva promesso la libera circolazione degli atleti, il nulla osta seppure in extremis è arrivato, e questo nonostante i comprensibili timori dopo la morte cinque giorni fa di un bimbo di 18 mesi in un villaggio vicino a Nablus, bruciato vivo nel rogo causato dal lancio di una molotov da parte di coloni israeliani.
GARA SPOSTATA — La “storica partita”, come i media palestinesi l’hanno subito ribattezzata, avrebbe dovuto giocarsi ieri, martedì 4 agosto, ma all’Al-Ahli il permesso di poter attraversare la Cisgiordania per raggiungere Gaza è arrivato solo lunedì a tardissima sera. Troppo importante l’appuntamento per rinunciare, mentre diecimila palestinesi si erano già assicurati il posto in tribuna allo Yarmouk per la prima delle due sfide che assegneranno la Supercoppa di Palestina (ritorno il 9). Poco male: il big match è stato spostato di 48 ore. Roba che non spaventa chi è abituato all’emergenza quotidiana. ENTUSIASMO — “Abbiamo viaggiato tutto il giorno e adesso abbiamo già fatto il primo allenamento - dice Cusin da Gaza - Qui c’è un entusiasmo incredibile e lo stadio è tutto esaurito. Essere riusciti ad attraversare Israele ed entrare a Gaza con un pullman di palestinesi è stata un’impresa grandissima, non succedeva da anni”. Immaginiamolo questo bus di calciatori tagliare in due la terra delle divisioni, come La Banda del film israeliano che raccontava il viaggio di un gruppo di musicisti egiziani o gli ebrei in fuga dalla Shoah dello sgangherato Train de vie. Ad attendere Cusin e i suoi al checkpoint di Erez c’erano decine tra fotografi e cronisti locali, le troupe di Cnn, France24, Al Jazeera. Un evento. Lo Shujaiyeh (o Chajaya), d’altronde, è la squadra di uno dei quartieri più colpiti dall’offensiva del luglio di un anno fa, quando qui morirono 70 palestinesi, 17 bambini, ma anche 13 soldati israeliani. Anche lo stadio Yarmouk fu colpito.
GIRAMONDO — "Ci auguriamo che questa partita sia un modo per incarnare l'unità del nostro popolo” dice Kifah al- Sherif , il presidente dell’Al-Ahli che a Hebron commercia in articoli sportivi e importa i marchi più noti. Cusin, arrivato in Palestina in gennaio insieme al suo vice Gianluca Sorini, è il più zingaro degli allenatori italiani. E’ stato in Camerun, Congo, Bulgaria, Arabia, Libia, poi ha seguito da vice l’amico Walter Zenga a Dubai. Quest’estate ha portato la squadra in ritiro in Italia. Amichevoli contro il Bologna, l’Atalanta, l’Arezzo e il ritiro a Castiglion Fiorentino, il suo paese di nascita. Il 31 luglio l’ultima sgambata, poi il ritorno a Hebron. “Io da Tel Aviv senza problemi, i miei giocatori atterrando prima ad Amman e poi passando tre posti di blocco: giordano, israeliano e palestinese” dice Stefano, che nel frattempo è stato ammesso al supercorso di Coverciano. E adesso promette: “Dove la politica ha fallito, vincerà lo sport”.
Gazzetta.it