CICLISMO

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sergy452
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Messaggio da sergy452 »

20 luglio 2011 arrivo di una tappa del Tour de France a Pinerolo!! Tutti a Pinerolo! :-D

http://www.cicloweb.it/news/2010/10/05/ ... -2011.html
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ars72
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Re: Ciclismo

Messaggio da ars72 »

Il Tna ha assolto Pellizotti
"Chiederò i danni all'Uci"

Dopo oltre due ore e mezzo di udienza il Tribunale ha decretato l'assoluzione "perchè non sussistono elementi sufficienti per provare la manipolazione". La Procura Antidoping, presieduta da Torri, aveva chiesto due anni di squalifica
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Franco Pellizotti, fermato prima del Giro ed oggi assolto ROMA, 21 ottobre 2010 - Il Tribunale nazionale antidoping del Coni ha assolto Franco Pellizotti, fermato prima dello scorso Giro d'Italia per valori anomali nel suo passaporto biologico. "Sono molto soddisfatto e non potrebbe essere diversamente, dopo questa assoluzione al tribunale nazionale antidoping. Certo, ho buttato una stagione e ora chiederemo i danni all'Unione Ciclistica Internazionale". È un Franco Pellizotti sorridente e battagliero, quello che al termine dell'udienza presso il Tna, ha commenta l'assoluzione dalle accuse. La Procura Antidoping aveva chiesto due anni di squalifica, ma dopo oltre due ore e mezzo di udienza, il Tribunale, presieduto da Francesco Plotino, ha decretato l'assoluzione "perchè non sussistono elementi sufficienti per provare la manipolazione".

( gazzetta.it )
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Re: Ciclismo

Messaggio da sergy452 »

è una vergogna, solo nel ciclismo bisogna squalificare i corridori prima delle prove...mah!
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Re: Ciclismo

Messaggio da sergy452 »

Bene bene altra gioia! L'8 maggio seconda tappa del Giro d'Italia con partenza da Alba e passaggio a Pontecurone! Sarà una bella festa! :D
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kira
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Re: Ciclismo

Messaggio da kira »

Eccome... :D Settima tappa del giro d'Italia 2011: 13 maggio, Maddaloni-Montevergine di Mercogliano (AV), km 100, arrivo in salita.

Una bella immagine della salita di Montevergine:

Immagine
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ars72
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Re: Ciclismo

Messaggio da ars72 »

tralasciando il discorso doping che rende ogni valutazione tecnica molto relativa..per quanto riguarda il percorso ..:
bella l'idea di cercare di coprire un pò tutto il territorio nazionale..capisco la difficoltà di andare anche in Sardegna però allora dopo la tappa dell'Etna potevano ripartire dalla Puglia e coprire comunque il Molise visto che la Termoli-Teramo è solo di 156 km...Ci poteva tsare pure un passaggio davanti a Quarto a Genova :lol: ..Piuttosto nn capisco perchè in Campania ogni anno o quasi c'è una tappa che parte o arriva a Maddaloni..ma che è la patria campana del ciclismo?? Ma un arrivo a Napoli da quanto è che nn lo fanno??
Per quanto riguarda il Lazio a Roma sono passati per il centenario e chissà quando ci tornano, cmq nella tappa Orvieto-Fiuggi attraverseranno le mie zone..se nn ho capito male a Mentana e Palestrina ci sono un paio di traguardi volanti e magari un salto lo farò.
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kira
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Re: Ciclismo

Messaggio da kira »

Lo scorso anno sono partiti da Avellino città, praticamente sotto casa :mrgreen: .... dalle mie parti (AV e provincia) in verità il giro è abbastanza di casa...

Napoli - Anagni: http://www.gazzetta.it/Speciali/Girodit ... a_19.shtml ...hanno transitato, necessariamente (sta sulla strada), per Mondragone...
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Re: Ciclismo

Messaggio da sergy452 »

A Napoli città, Roma, Milano bloccando il traffico per un giorno creano troppi problemi quindi preferiscono magari arrivare in città di medio/piccola grandezza!
Per questo motivo Milano gli ultimi 2 anni non ha ospitato l'ultima tappa come sempre avveniva gli ultimi 20 anni! Quest'anno ci ritornerà ma non so se anche i prossimi anni sia una tappa fissa!
Però neanche gli ultimi 2 anni mi sono perso le tappe, nel 2009 passaggio ad Alessandria e arrivo ad Arenzano, bello aspettare l'arrivo tuffandosi in mare! Quest'anno arrivo a Novi Ligure dopo aver passato per Tortona!

Quest'anno non devo perdermi neanche la tappa di arrivo a Pinerolo del Tour de France! //10
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ars72
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Ciclismo

Messaggio da ars72 »

Doping: "una famiglia da squalificare"
Coni, deferiti ciclista Bernucci e i parenti



ROMA - Una famiglia intera da squalificare per doping: la richiesta record arriva dalla procura del Coni a carico del ciclista professionista Lorenzo Bernucci (coinvolto nell'inchiesta di Padova), di sua moglie Valentina Borgioli, di suo fratello Alessio Bernucci, di sua madre Antonella Rossi e del suocero Fabrizio Borgioli. Lo stop complessivo chiesto con il deferimento dalla procura al Tribunale nazionale antidoping (Tna) è di 22 anni: 6 per il ciclista, 4 per ognuno dei parenti.

La procura antidoping del Coni ha disposto i deferimenti sulla base della documentazione inviata dalla procura della Repubblica di Padova, che in un'inchiesta sull'uso di sostanze proibite ha iscritto a luglio nel registro degli indagati Alessandro Petacchi. Il campione spezzino in quel momento stava disputando il Tour de France, nel quale ha poi conquistato la maglia verde della classifica a punti. Con lui indagato anche Lorenzo Bernucci, componente della Lampre, la squadra di cui Petacchi è il capitano. Per Bernucci la procura del Coni ha chiesto 6 anni di squalifica, 4 anni di inibizione invece per ciascuno dei suoi familiari. In un'indagine collegata della procura di Padova, nell'aprile scorso, i Nas dei carabinieri avevano sequestrato farmaci nelle abitazioni di Petacchi e dello stesso Bernucci. Quest'ultimo in passato era stato trovato positivo alla subutramina e sospeso dall'attività sportiva.

Il deferimento al Tribunale nazionale antidoping (Tna) del Coni dei quattro parenti del ciclista professionista Lorenzo Bernucci, con proposta di inibizione per quattro anni ciascuno, è stato chiesto dalla procura per violazione, a vario titolo, degli articoli 2.7 e 2.8 del codice della Wada, l'agenzia antidoping mondiale. In sostanza si tratta di non tesserati che, secondo la procura antidoping, hanno concorso alla detenzione e all'uso di sostanze proibite e per 4 anni non devono potersi tesserare o rivestire in futuro cariche o incarichi al Coni, alle Federazioni sportive (Fsn) o Discipline sportive associate (Dsa). Inoltre, i parenti di Bernucci, se riconosciuti colpevoli, saranno inibiti "a frequentare in Italia gli impianti sportivi, gli spazi destinati agli atleti ed al personale addetto - si legge nella motivazioni dei deferimenti - ovvero a prendere parte alle manifestazioni od eventi sportivi che si tengono sul territorio nazionale o sono organizzati dai predetti enti sportivi".

BERNUCCI, NON ME L'ASPETTAVO E FAMIGLIA NON C'ENTRA - Lorenzo Bernucci non si aspettava una richiesta di squalifica così pesante - 6 anni - e tantomeno che la procura antidoping del Coni chiedesse di sanzionare anche quattro suoi parenti stretti (moglie, fratello, madre e suocero con quattro anni di inibizione ciascuno). L'avrebbero aiutato nella detenzione e nell'uso di sostanze proibite. "Non mi aspettavo che il procuratore Torri chiedesse una pena così alta - ha detto il corridore all'ANSA -, ci spiegherà il perché davanti al Tna (Tribunale nazionale antidoping, ndr). E quando sarò chiamato davanti al Tna chiarirò la mia posizione, poi decideranno i giudici". "Non credo che la famiglia c'entrasse nulla, i miei familiari non hanno fatto niente - ha detto ancora l'ex corridore della Lampre -. Oltretutto non ricoprono neanche cariche in organismi sportivi. Vedremo davanti al Tna".

( www.ansa.it )

.........................

l'inibizione ad andare al velodromo ancora nn l'avevo sentita //15
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ars72
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Re: Ciclismo

Messaggio da ars72 »

Contador: "Sono un
esempio di pulizia"


Il fuoriclasse spagnolo alza la voce dopo la proposta di squalifica di un anno. Dalla federazione: "Se ricorre al Tas peggiora le cose"

MADRID - E' iniziato un braccio di ferro molto serrato tra Alberto Contador e la federazione ciclistica spagnola, che gli ha comunicato proposta di squalifica di un anno dopo la positività emersa durante il Tour del 2010. Il ciclista ha fatto sentire la sua voce in maniera perentoria durante una conferenza stampa convocata a Mariorca, dove si trova per un periodo di allenamento insieme alla sua nuova squadra, la Saxo Bank del ds danese Bjarne Riis: "Non mi sono mai dopato, posso dirlo a voce alta, mi considero un esempio di pulizia. Difenderò la mia innocenza fino in fondo. Quella della federazione è solo una proposta, e farò tutto il possibile per cambiarla, ricorrerò ovunque sia possibile per dimostrare la mia innocenza fino in fondo. Abbandonare il ciclismo? No, non ci penso".

Contador entra anche nel dettaglio della positività: "La quantità della sostanza rinvenuta non influisce sul rendimento. E' impossibile che condizioni le prestazioni, non mi ha aiutato in nessun modo a vincere il Tour de France. Io ho sempre praticato lo sport in maniera onestà. L'unico mio errore è stato mangiare carne che non era stata controllata in anticipo. Mi hanno sottoposto a circa 500 controlli in vita mia: sono venuti a testarmi a casa, nel giorno del mio compleanno, mi hanno tirato fuori da un cinema... Ho sempre accettato tutto, perchè avevo fiducia in questo sistema antidoping. Adesso, però, non ci credo più: il sistema è obsoleto e inadeguato. La regola è obsoleta e se non viene modificata si continueranno ad avere casi di falso positivo"

Parole che seguono la minaccia, neanche troppo velata, proveniente da ambienti federali. Il presidente della Rfec, Juan Carlos Castano, aveva infatti dichiarato in mattinata alla tv spagnola: "Se Contador presenta un ricorso al Tas, mi sembra difficile che il caso non diventi più complicato e perfino peggiore".

( repubblica.it )

ehh ne abbiamo visti tanti di esempi di pulizia in questi anni..
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ars72
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Re: Ciclismo

Messaggio da ars72 »

Rebellin: "Vincevo senza doping
Torno a 40 anni per dimostrarlo"



TORINO
Davide Rebellin, il prossimo 27 aprile finirà la sua squalifica per doping ai Giochi di Pechino 2008. Il 9 agosto, poi, lei compirà 40 anni. Ma pensa davvero di tornare a correre in bici?
«Eccome, e non solo per far numero: voglio dimostrare di poter vincere una grande classica anche a 40 anni».

Basso, Scarponi, Riccò, Sella e Di Luca hanno confessato le proprie colpe. Perché lei non l'ha fatto?
«Perché non ho nulla da confessare, anzi».

Come? Continua a dichiararsi innocente?
«Non ho mai preso Cera, non ho colpe né peccati da espiare. Se fossi stato dopato, alle Olimpiadi non ci sarei andato. Non sono stupido, sapevo che certe sostanze già allora le trovavano con facilità».

Però è risultato positivo...
«E non so perché, davvero. Penso a un errore, uno scambio di provetta, un'analisi di laboratorio sbagliata, una cattiva conservazione dei campioni prelevati. Ci sono state troppe anomalie».

Per esempio?
«A Pechino subii tre prelievi: quattro giorni prima della corsa, alla vigilia e dopo la gara. In tutto dovevano essere 6 provette, 2 per ogni prelievo, invece mi dissero che ce n'erano 7 e che un solo campione era positivo. E gli altri? Ma non basta».

Continui.
«Durante i prelievi c'era solo personale cinese, che non parlava altre lingue. Nessuno sa dove siano state conservate le provette, non c'è nemmeno una data ufficiale sul campione positivo che mi è stato attribuito. E poi il metodo anti-Cera non era ancora stato avallato dalla Wada e lo sarebbe stato solo quasi un anno più tardi».

Ma se aveva la coscienza pulita, perché non si è ribellato? Le hanno tolto un argento olimpico, e anche i 75 mila euro di premio...
«Ho provato di tutto e speso un sacco di soldi in azioni giudiziarie. Il Cio ci ha messo 7 mesi per comunicarmi la positività. Ho fatto ricorso al Tas, che ha impiegato più di un anno prima di respingerlo. E il tempo è volato via».

Lei non si arrabbiò neanche quando Valverde le strappò la Liegi 2008, Schumacher l'Amstel 2007 o Bartoli il Lombardia 2002: stavolta però, se davvero non ha nulla da nascondere, forse serviva un po' più di carattere...
«Io volevo più di qualsiasi altra cosa tornare a correre: se avessi fatto polemiche o creato un caso, ne sarei stato solo danneggiato. E' stata una storia terribile, ma l'ho presa come una grande corsa persa ingiustamente».

Ma non c'è nulla di cui si è pentito? Che non rifarebbe?
«No, non credo. E il fatto che ci siano stati dopo di me i casi Pellizotti e Contador aumenta le mie riserve sull'attendibilità di certi metodi antidoping».

Vuole dire che pure Pellizotti e Contador sono puliti?
«Questo non lo so, ma mi sento comunque vicino a loro».

Non teme la reazione del gruppo, quando tornerà a correre?
«Per niente, anzi. Alcuni colleghi, come Pozzato, Ballan o Tosatto, si sono anche fatti vivi. Con altri, come Hushovd, Gilbert, Vinokourov, mi sono allenato spesso a Montecarlo».

Molti italiani si sono sentiti traditi da lei, hanno parlato di disonore, di vergogna...
«Mi spiace, non posso impedire alla gente di provare rancore o sentimenti del genere. Ma io posso andare a testa alta. E oltre 6 mila persone su Facebook mi hanno espresso solidarietà e incoraggiamento».

Torna in bici anche per loro?
«Sì. A quasi 40 anni devo ricostruirmi tutto, una credibilità, un'immagine. Sarà dura, ma volevo essere io a decidere quando smettere di correre. E ci tengo che la gente conservi di me un ricordo degno».

Ci crede davvero o bluffa?
«Sono sicuro di quello che faccio. In questi due anni di stop mi sono allenato quasi tutti i giorni e presto firmerò per una nuova squadra. Sono ancora due i team in ballo: uno fa parte del Pro Tour».

Con quali realistici obiettivi?
«Voglio dimostrare che non vincevo con il doping. Sogno ancora Liegi o Freccia, che ho già vinto, ma anche un Fiandre, che non ho mai corso, e finalmente il Lombardia».

E se qualche organizzatore non la vorrà al via?
«Non importa, farò le gare in cui mi sentirò gradito».

Remissivo, come sempre...
«Sono così, e non mi dispiace».


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ars72
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Re: Ciclismo

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Riccò ricoverato in prognosi riservata
Malore e blocco renale, poi miglioramento


ROMA - Paura per Riccardo Ricco', una delle migliori promesse del ciclismo italiano degli ultimi anni - la cui carriera ha avuto uno stop tra il 2008 e il 2010 per una vicenda di doping - nel giorno in cui un suo meno famoso collega, Lorenzo Bernucci, ha ricevuto per motivi analoghi, assieme ai familiari, una pesantissima squalifica; e nell'anniversario della tragica scomparsa del ct della Nazionale azzurra Franco Ballerini, morto il 7 febbraio 2010 in un incidente di rally. Ricco', 27 anni, e' ricoverato da ieri, in prognosi riservata, al Nuovo Ospedale Civile Sant'Agostino Estense di Baggiovara di Modena in seguito a un malore, originato da un blocco renale. ''Le sue condizioni, inizialmente critiche, sono in miglioramento'', ha fatto sapere stasera l'Ausl di Modena, pur aggiungendo che ''la prognosi, in via prudenziale, rimane riservata''. E' stato il padre del ciclista emiliano, Rubino, a riferire che il figlio ha avuto un blocco renale e che le sue condizioni sono peggiorate al termine di un allenamento. Al punto che, qualche ora piu' tardi, e' stato necessario chiamare il 118. Riccardo - ha tenuto comunque a sottolineare il padre - e' vigile e parla normalmente. Queste le scarne informazioni finora fornite sul malore e sul ricovero di Ricco' - non e' stato precisato tra l'altro da cosa sia stato causato il blocco renale -, che hanno destato allarme e preoccupazione tra i suoi tifosi, e nel mondo del ciclismo in genere. Qualcosa di piu' si dovrebbe sapere domani pomeriggio, quando verra' diffuso un aggiornamento sul suo stato di salute. Il ciclista ha in programma di partecipare al prossimo Giro d'Italia, ma non si sa ancora se e quanto il malore potra' ostacolare i suoi piani per il 2011. Emiliano di Sassuolo, Riccardo Ricco,' 27 anni, e' 'esploso' al Giro d'Italia del 2007 dove, come gregario di Gilberto Simoni (vinse la frazione delle Tre Cime di Lavaredo, dopo una fuga di 99 km), si classifico' secondo dietro a Danilo Di Luca. E fu secondo anche l'anno dopo, alle spalle di Alberto Contador. La sua straordinaria ascesa si interruppe pero' al Tour de France, sempre del 2008: dopo due successi di tappa, il 17 luglio, alla partenza della 12/a frazione, Lavelanet-Narbonne, la gendarmeria francese gli notifico' una positivita' al Cera-Epo individuato nelle sue urine al termine della cronometro di Cholet. Per lo scandalo che ne derivo' la sua squadra, la Saunier Duval, decise di ritirare dalla Grande Boucle tutti i corridori. Il giorno dopo il team licenzio' Ricco' e il compagno di squadra Leonardo Piepoli. Riconosciutosi colpevole, Ricco' venne condannato il 31 luglio 2008 dal Tribunale nazionale antidoping a due anni di squalifica. In seguito pero', l'Unione ciclistica internazionale, in virtu' della sua collaborazione alle indagini, ridusse la squalifica a 20 mesi ripristinando la precedente decisione del Tribunale arbitrale di Losanna. Nel giugno 2009 Ricco' firmo' un contratto per la Ceramica Flaminia-Bossini e una volta scaduta la squalifica nel marzo 2010 torno' in attivita' alla Settimana Ciclistica Lombarda, aggiudicandosi la terza e la quinta tappa. Vinse quindi la seconda frazione del Giro del Trentino. A luglio si aggiudico' il Giro dell'Austria, il mese dopo annuncio' di aver rescisso il contratto con la Ceramica Flaminia, firmando poi per la Vacansoleil Pro Cycling Team. La prima vittoria con la nuova squadra e' stata a ottobre nella Coppa Sabatini.

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Re: Ciclismo

Messaggio da ars72 »

ars72 ha scritto:Riccò ricoverato in prognosi riservata
Malore e blocco renale, poi miglioramento


ROMA - Paura per Riccardo Ricco', una delle migliori promesse del ciclismo italiano degli ultimi anni - la cui carriera ha avuto uno stop tra il 2008 e il 2010 per una vicenda di doping - nel giorno in cui un suo meno famoso collega, Lorenzo Bernucci, ha ricevuto per motivi analoghi, assieme ai familiari, una pesantissima squalifica; e nell'anniversario della tragica scomparsa del ct della Nazionale azzurra Franco Ballerini, morto il 7 febbraio 2010 in un incidente di rally. Ricco', 27 anni, e' ricoverato da ieri, in prognosi riservata, al Nuovo Ospedale Civile Sant'Agostino Estense di Baggiovara di Modena in seguito a un malore, originato da un blocco renale. ''Le sue condizioni, inizialmente critiche, sono in miglioramento'', ha fatto sapere stasera l'Ausl di Modena, pur aggiungendo che ''la prognosi, in via prudenziale, rimane riservata''. E' stato il padre del ciclista emiliano, Rubino, a riferire che il figlio ha avuto un blocco renale e che le sue condizioni sono peggiorate al termine di un allenamento. Al punto che, qualche ora piu' tardi, e' stato necessario chiamare il 118. Riccardo - ha tenuto comunque a sottolineare il padre - e' vigile e parla normalmente. Queste le scarne informazioni finora fornite sul malore e sul ricovero di Ricco' - non e' stato precisato tra l'altro da cosa sia stato causato il blocco renale -, che hanno destato allarme e preoccupazione tra i suoi tifosi, e nel mondo del ciclismo in genere. Qualcosa di piu' si dovrebbe sapere domani pomeriggio, quando verra' diffuso un aggiornamento sul suo stato di salute. Il ciclista ha in programma di partecipare al prossimo Giro d'Italia, ma non si sa ancora se e quanto il malore potra' ostacolare i suoi piani per il 2011. Emiliano di Sassuolo, Riccardo Ricco,' 27 anni, e' 'esploso' al Giro d'Italia del 2007 dove, come gregario di Gilberto Simoni (vinse la frazione delle Tre Cime di Lavaredo, dopo una fuga di 99 km), si classifico' secondo dietro a Danilo Di Luca. E fu secondo anche l'anno dopo, alle spalle di Alberto Contador. La sua straordinaria ascesa si interruppe pero' al Tour de France, sempre del 2008: dopo due successi di tappa, il 17 luglio, alla partenza della 12/a frazione, Lavelanet-Narbonne, la gendarmeria francese gli notifico' una positivita' al Cera-Epo individuato nelle sue urine al termine della cronometro di Cholet. Per lo scandalo che ne derivo' la sua squadra, la Saunier Duval, decise di ritirare dalla Grande Boucle tutti i corridori. Il giorno dopo il team licenzio' Ricco' e il compagno di squadra Leonardo Piepoli. Riconosciutosi colpevole, Ricco' venne condannato il 31 luglio 2008 dal Tribunale nazionale antidoping a due anni di squalifica. In seguito pero', l'Unione ciclistica internazionale, in virtu' della sua collaborazione alle indagini, ridusse la squalifica a 20 mesi ripristinando la precedente decisione del Tribunale arbitrale di Losanna. Nel giugno 2009 Ricco' firmo' un contratto per la Ceramica Flaminia-Bossini e una volta scaduta la squalifica nel marzo 2010 torno' in attivita' alla Settimana Ciclistica Lombarda, aggiudicandosi la terza e la quinta tappa. Vinse quindi la seconda frazione del Giro del Trentino. A luglio si aggiudico' il Giro dell'Austria, il mese dopo annuncio' di aver rescisso il contratto con la Ceramica Flaminia, firmando poi per la Vacansoleil Pro Cycling Team. La prima vittoria con la nuova squadra e' stata a ottobre nella Coppa Sabatini.

( ansa.it )


Riccò, aperto procedimento. Avrebbe ammesso autoemotrasfusione

ROMA - L'ufficio della procura antidoping del Coni, sulla base delle notizie apparse sulla stampa, ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti del ciclista professionista Riccardo Ricco'. Ricco' e' stato ricoverato domenica in ospedale dopo un malore.

Riccò - che in passato ha già subito una squalifica per doping di 20 mesi perché trovato positivo all'Epo di ultima generazione durante una tappa del Tour de France 2008 - rischia da 8 anni alla squalifica a vita. Anche la Procura di Modena ha aperto un fascicolo conoscitivo relativo al malore che ha colpito Riccò. Il procuratore capo di Modena Vito Zincani ha specificato che l'ospedale di Pavullo, dove inizialmente domenica era stato portato il corridore, sta fornendo gli esiti dei primi esami sul corridore, che si era sentito male sabato dopo un allenamento. "Solo dopo averli raccolti potremo ipotizzare la violazione in relazione all'articolo 9 della legge antidoping", ha detto.

PM, A MEDICO HA AMMESSO AUTOEMOTRASFUSIONE - Riccardo Riccò avrebbe riferito al primo medico che lo ha preso in cura dopo il malore, domenica all'Ospedale di Pavullo, di essersi fatto un'autoemotrasfusione utilizzando proprio sangue conservato in frigorifero. Lo ha confermato il procuratore di Modena Vito Zincani. Il corridore, mentre riceveva le prime cure al Pronto Soccorso, avrebbe anche riferito al medico di aver tenuto il proprio sangue per circa venticinque giorni prima di riimmetterselo, e di temere per lo stato in cui era stato conservato.

( www.ansa.it )


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La lezione del caso Riccò: una follia senza argini
L'emotrasfusione che ha portato il corridore di Formigine quasi alla morte riporta alla ribalta una storia senza fine: calendari insostenibili, l'atleta come macchina da prestazione, soldi e sponsor, quasi un obbligo al 'trattamento'. E la 'cultura' del doping parte sempre più dai giovani


ROMA - Quello di Riccardo Riccò è il dramma di un ciclismo che non sa o non può uscire dalla spirale della farmacia proibita. E siamo all'assurdo: l'autoemotrasfusione fai-da-te. Provate un po' ad immaginare il percorso: ti infili un ago in vena (da solo), lo colleghi ad una sacca per il sangue, stai lì una buona mezz'oretta per riempire il recipiente. Poi metti la sacca in frigo. La conservi. Quindi all'occorrenza nell'immineza degli impegni sportivi fai l'operazione inversa. Con tutti i rischi annessi e connessi: primo fra tutti lo choc anafilattico e i danni renali, come sembra sia stato nel caso dello scalatore di Formigine. "Una follia, uno schifo, una cosa da vomito", raccontava poco tempo fa un tecnico che ha seguito come esperto numerose indagini di Nas e Finanza. Una follia cui si è arrivati perché ormai il meccanismo è inarrestabile, checché ne dicano i dirigenti del ciclismo mondiali e nazionali che oggi sbandierano una lotta forse per la prima volta determinata, ma certamente tardiva. Perché la spinta al doping viene dal basso e per un corridore che viene pizzicato altri 100 la fanno franca. Non si può dire, come ha fatto tempo fa il capo della Procura antidoping del Coni Ettore Torri, che siano "tutti" dopati" ma se si mette un "quasi" davanti non si va lontano dalla realtà. E non è che in altri sport di vertice la situazione sia molto diversa nella sostanza. Sono i ritmi asfissianti di calendari insostenibili che obbligano al "trattamento". Nel calcio, ad esempio, si gioca quasi ogni due giorni quando la fisiologia consiglierebbe di riposare almeno per tre. L'atleta è una macchina da prestazione. Prestazione, risultati, cioè soldi, cioè fama. E così si rischia. La salute in primis, la radiazione in caso di recidiva poi. Come per Riccò, già squalificato per epo (20 mesi), che ha vissuto da sempre con una nuvola grigia sul capo. Dubbi e ombre gravano da sempre sul capo dello scalatore di Formigine. Da quando ancora juniores (2001) fu fermato per ben due volte per i valori ematici fuori norma. Problema risolto nel momento in cui passato alla corte dello svizzero Gianetti approdò ad una provvidenziale certificazione da parte della federazione internazionale che ha garantito la credibilità dei suoi parametri elevati oltre la media.

Ma l'anno o poco meno dal rientro dalla squalifica (marzo 2010) è stato un crescendo di sospetti e indizi negativi, anche se recentemente un insospettabile schierato sul fronte della lotta al doping come il professor Aldo Sassi, scomparso per un terribile male, lo aveva preso sotto la sua ala protettrice. "Ha messo la testa a posto - ci aveva raccontato - ha bisogno di aiuto". E il cronista era partito armi e bagagli per un'intervista cui il "cobra" non si è mai presentato. Un evidente rigurgito di coscienza. La costante in questo periodo era la presenza di figure equivoche. "Dismesso" l'ex massaggiatore di Pantani si era appoggiato ad un altro "accompagnatore ufficiale", sedicente massaggiatore, finito subito subito nell'indagine che portò al blitz al Giro del Trentino dello scorso anno. Poi un'altra bomba gli era scoppiata quasi sui piedi: l'inchiesta dei Nas "Cobra Red" in cui il fratello della compagna Vania Rossi (anche lei sopravvissuta ad una positività all'epo perché il campione della controanalisi si è degradato nel tempo), corridore professionista, figura come trafficante di sostanze dopanti. E si parla, nel caso, di anabolizzanti, epo (onnipresente), stimolanti, mascheranti, ormoni, ecc. tenuti in "custodia" da un cicloamatore amico. Ovvero: doping pesantissimo. La sua casa era stata perquisita, ma senza esito. Ma tutto questo non lo ha distolto dal continuare. Fino a rischiare la pelle. Come un tossico che non può fare a meno della dose. Uno squallore totale.

Restano molte domande da chiarire: per quanto crudo e duro uno possa essere è una follia pensare che un individuo possa farse un prelievo di sangue da sè, metterlo in frigo, conservarlo e poi reinfoderselo. Ha fatto tutto da solo Riccò? E nessuno in famiglia si è accorto della sacca? E medici e tecnici che avario titolo ronzano attorno ad un atlteta professionista della fatica non si accorgono di nulla? Il presidente federale Di Rocco è durissimo: "Deve uscire dal ciclismo per sempre, è un ragazzo malato dentro". Già, ma chi gli ha attaccato la malattia, in un sistema dove l'unico obbiettivo, l'unica molla è la corsa al successo e al risultato a tutti i costi?

E il ciclismo dei giovani che a 17 anni si fanno di tutto pur di vincere, perfino gli ormoni femminili, magari con la "spinta" dei dirigenti societari, copiando (in peggio) il modello balordo dei prof? Quel ciclismo non è malato alla base? E cosa si fa per affrontare questo problema sotto gli occhi di tutti?

Si scontano e si pagano oggi anni di trascuratezza e di sottovalutazione, per non dire peggio. Il nostro paese ha avuto tra la fine degli anni '80 e il principio del '90 una vero e proprio doping di stato in cui alcune federazioni sportive finanziavano medici discussi, laboratori e strutture in giro per il Bel Paese per inseguire medaglie e vittorie che giustificassero il carrozzone da olitre 450 milioni di euro l'anno, oggi tutti a carico del contribuente, perché gli emolumenti dello sport sono nella legge finanziaria. Si sconta e si paga il disinterese per le categorie giovanili dove i controlli sono inesistenti e dove i giovani arrivano a 17 con una "cultura" del doping acquisita, consolidata e irreversibile. Vedi il caso Bani, positivo alla gonadotropina corionica, un ormone femminile, addirittura. Un ragazzo che ha accusato la società sportiva di doparlo a sua insaputa. E i dirigenti di questa società sono ancora in attesa di giudizio, liberi di continuare a far gareggiare altri giovani, magari con la stessa filosofia. Si sconta la trasformazione dello sport da palestra di valori a valore economico puro e semplice: business, sponsor e spettacolo. Se poi qualcuno rischia di morire non importa. Si può morire di sport. Perché la follia - Riccò docet - è ormai pressoché senza argini. E oggi, probabilmente, neppure il morto di turno cambierebbe la situazione. E' già successo.

( repubblica.it )
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