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ars72
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Messaggio da ars72 »

Terremoto dell’Irpinia, 40 anni fa la tragedia che causò oltre 2.500 morti

Era il 23 novembre 1980 quando alle 19.34 un sisma di magnitudo di 6.9 colpì la Campania, la Basilicata e una limitata area della Puglia causando danni incalcolabili: furono migliaia le vittime e i feriti, circa 300mila persone rimasero senza un tetto. Un disastro che provocò anche numerose polemiche per la lentezza sia nei soccorsi sia nella ricostruzione

Il sisma, secondo le stime più accreditate, causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300mila senzatetto

https://tg24.sky.it/cronaca/approfondim ... ersario#02
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kira
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Re: ACCADDE OGGI

Messaggio da kira »

ars72 ha scritto:Terremoto dell’Irpinia, 40 anni fa la tragedia che causò oltre 2.500 morti

Era il 23 novembre 1980 quando alle 19.34 un sisma di magnitudo di 6.9 colpì la Campania, la Basilicata e una limitata area della Puglia causando danni incalcolabili: furono migliaia le vittime e i feriti, circa 300mila persone rimasero senza un tetto. Un disastro che provocò anche numerose polemiche per la lentezza sia nei soccorsi sia nella ricostruzione

Il sisma, secondo le stime più accreditate, causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300mila senzatetto

https://tg24.sky.it/cronaca/approfondim ... ersario#02
A quarant'anni dal terremoto del 23 novembre 1980, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia lancia il sito http://terremoto80.ingv.it/ dove i visitatori possono navigare tra le memorie, le schede scientifiche, le story maps e organizza un programma con tavole rotonde, tra scienza, memorie e testimonianza.
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ars72
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Messaggio da ars72 »

Strage del Pilastro, trent’anni di dubbi e dolore "Bisogna riaprire le indagini sulla Uno bianca"

Il 4 gennaio 1991 l'eccidio di tre giovani carabinieri di pattuglia al Pilastro a Bologna

https://www.ilrestodelcarlino.it/bologn ... -1.5874412
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kira
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Re: ACCADDE OGGI

Messaggio da kira »

21/01/1921 - 100 anni fa a Livorno nasceva il Pci : http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ ... 6e444.html
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messinese12
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Re: ACCADDE OGGI

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Del Piero esordisce tra i pro: il teatro è il Celeste di Messina

Il 15 marzo del 1992, Pinturicchio fa il suo ingresso sul manto erboso dell'impianto di Via Oreto. Da Messina partirà una storia calcistica senza precedenti

Ci sono eventi storici che, spesso, ti passano davanti agli occhi senza che tu possa rendertene conto. Giornate apparentemente anonime, o comunque “normali”, che si consumano nel giro di ventiquattro ore senza lasciare quel quid utile a fissarsi nella tua memoria, confondendosi col volume caotico dell’esistenza. Di certo, quando i tifosi del Messina si recarono al Celeste, il 15 marzo di 29 anni fa, non potevano sapere che avrebbero assistito ad una giornata che avrebbe cambiato il calcio italiano.
Il vecchio Acr Messina, nella sua casa calda ed accogliente, cercava una vittoria scacciacrisi, utile ad evitare una retrocessione annunciata, contro un Padova in salute. Mister Colautti, scelto all'inizio del campionato dai Massimino, era stato appena sostituito da Fernando Veneranda, navigato allenatore al termine della propria carriera (dopo la retrocessione con il Messina, infatti, chiuderà mestamente con la panchina). Un gol di Raimondo Marino, al terzo minuto di gioco, diede speranza ai tifosi peloritani, assiepati sulle tribune senza soluzione di continuità: scene che, in piena pandemia, fanno venire le lacrime agli occhi.
Mauro Sandreani, sulla panchina euganea, le provò tutte, sbracciandosi a più non posso e camminando su e giù davanti alla propria panchina. Per cambiare l'inerzia della gara, superata l’ora di gioco, decise di mandare in campo un ragazzo un po’ mingherlino, che stava facendo grandi cose con le formazioni giovanili. “Alessandro, entri tu”. Lui si guardò in giro, un po’ spaesato, indossando incerto quella maglia numero 16 che lo avrebbe accompagnato sul manto erboso del Celeste. Fu così che il popolo di Messina assistette all’esordio tra i professionisti di uno sbarbatello che avrebbe incantato il mondo: Alessandro Del Piero da Conegliano. Un uomo che, in un ventennio di Juventus, ha vinto tutto quello che c’era a disposizione. Un uomo salito sul tetto del mondo sia con il proprio club che con la propria nazione. Un uomo con la “U” maiuscola, che ha affascinato anche i tifosi delle squadre rivali, per la sua professionalità e serietà. Finita la sua era, la Juventus sembra aver definitivamente chiuso con le coppe europee, mentre la nazionale italiana ha smesso di alzare trofei.
Il Celeste, lo stadio più emozionante del pianeta (impossibile negarlo), riusciva a regalare sogni a chiunque entrasse nella sua pancia. Quel giorno, con una studiata e perfetta par condicio, consegnò una vittoria ai suoi ragazzi e la prima possibilità ad un grande campione. Quell’anno, purtroppo, non gli riuscì il miracolo di salvare la propria squadra, ormai agli ultimi gemiti di passione ma, con un pizzico di vanità, si iscrisse alla stupenda storia di Pinturicchio. Trevigiano, gobbo, australiano e cittadino del mondo ma, di sicuro, anche un po’ messinese. Qualche anno dopo, nella stagione di serie A 2005/06, sarà lui a giustiziare il Messina, con una rete siglata nel vecchio stadio Delle Alpi di Torino durante la settima giornata di campionato. E oggi, a quasi trent’anni di distanza, quel ragazzino timido ed insicuro ha postato, sul suo account twitter, un ricordo di quella partita. Noi di MNP la ricordiamo inserendone il tabellino:

Messina: Simoni, Vecchio, Gabrieli, Marino, Miranda, De Trizio, Sacchetti (23’ Breda), Bonomi, Protti, Dolcetti (70’ Lampugnani), Spinelli.

Padova: Bonaiuti, Murelli, Lucarelli, Ruffini, Rosa, Tentoni, Di Livio, Longhi, Montrone, Franceschetti (70’ Nunziata), Putelli (65’ Del Piero).

Arbitro: Merlino di Torre del Greco.

Marcatore: Marino (ME) al 3’

https://www.messinanelpallone.it/
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Re: ACCADDE OGGI

Messaggio da ars72 »

Chernobyl, la centrale nucleare esplosa 35 anni fa

Zona di esclusione candidata a patrimonio Unesco La Zona di esclusione di Chernobyl, un raggio di 30 Km dalla centrale nucleare, sarà candidata al patrimonio mondiale dell'Unesco

Solo animali e vegetazione popolano la zona di alienazione che per trenta chilometri percorre un confine virtuale intorno alla centrale nucleare di Chernobyl. 35 anni dopo l'incidente catastrofico, che cambiò per sempre la vita di migliaia di persone e condizionò scelte future, mosso anche del recente disastro giapponese della centrale di Fukushima, il ministro della Cultura dell'Ucraina, Oleksandre Tkachenko ha annunciato di voler candidare la Zona di esclusione di Chernobyl all'iscrizione al patrimonio mondiale dell'Unesco. Un'area che, secondo le autorità ucraine, potrebbe non essere adatta agli esseri umani per 24 mila anni.

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/ ... de799.html
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Messaggio da ars72 »

Era il 13 maggio 1981

40 anni fa l'attentato a Papa Giovanni Paolo

​Gli spari a piazza San Pietro, la corsa in ospedale, l'arresto di Ali Agca e la "pallottola deviata"

Papa Giovanni Paolo II è in piazza San Pietro per il tradizionale giro tra i fedeli prima dell'udienza generale. All'improvviso si accascia sulla papamobile. Sono le 17.17 del 13 maggio 1981 e quelle immagini fanno in un lampo il giro del mondo. Qualcuno tra la folla ha sparato al Papa, fugge, lo blocca una suora, indietreggia e cade a terra inciampando in un sampietrino. Il Pontefice appare gravissimo: viene trasportato in ospedale in fin di vita. L'uomo che ha sparato è Ali Agca. Perché ha tentato di uccidere il Papa? Chi sono i mandanti? Domande che a quarant'anni dall'attentato a Karol Wojtyla restano senza risposta.


https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 95230.html
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Messaggio da ars72 »

Jim Morrison, a 50 anni dalla morte tre fatti e un sogno da leggere

Il 3 luglio 1971 se ne andava a 27 anni James Douglas Morrison, per tutti Jim. Frontman e poeta dei Doors, voce di un’intera generazione. Un’icona abbracciata al suo tempo al punto da diventare immortale e cambiare la musica al pari di Mozart, dei Beatles o di Nina Simone. Ma come si fa a raccontare una figura così? Probabilmente è impossibile, e allora forse è meglio tratteggiarla soltanto. Con tre piccoli scatti, come polaroid, per provare a riviverlo un po’.

Come nasce uno sciamano – 1947 o 1948. Suppergiù

C’è ancora un’aria fresca, ma già il sole si sta alzando mentre un’auto mangia la strada che pare una biscia scura tra la sabbia rossa del deserto. È una di quelle macchine con cui il vecchio Henry Ford ha fatto camminare mezza America e a bordo c’è tutta una famiglia. Anche un bambino di quattro o cinque anni, che ha il viso assonnato e la testa che pare un fiore al vento quando sente i freni urlare. Un autocarro con a bordo un gruppo di indiani Navajo ha fatto un brutto incidente proprio davanti a loro e adesso per strada se ne stanno sparpagliati dei corpi sanguinanti. È così che per il piccolo James arriva il primo assaggio di morte. O almeno è così che amava raccontare. Quel giorno, tra la carne martoriata, però, c’era anche un vecchio sciamano e Morrison si è convinto che lo spirito di quello stregone gli sia entrato in corpo, indirizzando per sempre la sua vita… È bello credere alle favole e anche alle menzogne, ma certe storie suonano così stupide… A segnare Jim non è stato nessuno stregone, piuttosto quell’infanzia da ramingo, senza un ciottolo da chiamare casa e con amicizie sciolte a ogni trasloco. Tutta “colpa” di suo padre, ammiraglio della marina trasferito di anno in anno da un costa all’altra degli Stati Uniti. Un uomo algido, con cui James faticava persino a parlare e con cui non scambierà più neppure uno sguardo dal 1964, quando – a 21 anni – si trasferirà a Los Angeles per studiare cinema alla UCLA. Più che alle immagini, tuttavia, il cuore di Morrison era promesso alle parole. A quelle che ardevano nei romanzi di Jack Kerouac e nelle poesie dei francesi maledetti. A quelle che gli ronzavano in bocca, fino a fargli masticare una canzone. Un anno dopo il suo arrivo in California, salirà così per la prima volta su un palco. E lo farà quasi per gioco, tirato in mezzo da un compagno di studi che suonava il pianoforte e che portava un paio di occhialoni tondi. Il nome di quel tastierista era Ray Manzarek e la band fu introdotta come The Doors. Quando James cominciò a cantare in pochi sapevano del suo passato e c’era pure chi lo credeva orfano. Ma tutti, in quell’istante, si ricordarono dell’incidente, degli indiani e di quella storia che James amava raccontare e che d’un tratto non sembra più così stupida… perché di fronte a loro era appena apparso uno sciamano: lo sciamano del rock.

Tra lucertole e iguane – Autunno 1967

Per entrare serve la tessera. È la festa di inizio anno all’Università del Michigan e sono stati invitati a suonare i Doors, che hanno appena fatto il botto con l’omonimo album di debutto e hanno pure un vinile fresco di stampa. Si intitola Strange Days e sta azzannando le radio e le classifiche americane. Un gruppetto di ragazzi si fruga in tasca, ma non trova niente. Uno è più fortunato: “James Newell Osterberg Jr – Facoltà di Antropologia”. A dire il vero quella tessera è soltanto un vago ricordo, il giovane Osterberg ha abbandonato gli studi da un pezzo, ma nessuno se ne accorge. È fatta. La palestra è intrisa di fumo e di gente. Sul palco se ne sta Jim Morrison, fasciato da un paio di pantaloni in pelle, che sembra una lucertola. È completamente ubriaco, si muove poco e canta con un fastidioso falsetto. Il pubblico rumoreggia e chiede a gran voce Light my fire. Lui li insulta e manca un niente che lo lapidino. Può un tizio ubriaco cambiarti la vita? Sì, se si chiama Jim Morrison. Almeno secondo James Osterberg, che quella sera è tornato a casa con un nome e se n’è trovato subito uno nuovo, Iggy Pop, folgorato da quel tale che sembrava sfidare il pubblico con ogni suo gesto. Quello che sarà poi il leader degli Stooges, tuttavia, non è certo l’unico ad essersi lasciato attraversare dall’energia di Jim. Perché assistere a un concerto dei Doors in quegli anni era come iniettarsi una dose di “qui e ora”. Con le sue performance, infatti, Morrison trasmetteva il senso di un’epoca che probabilmente lui stesso faticava a sopportare. A un tratto provocatorio, a un tratto poetico, la sua era una liturgia che sprigionava quella sensualità che la società americana voleva a nascondere sotto al tappeto e che qui era invece pronta a detonare. Passando da esibizioni al limite dell’erotico a veri e propri comizi che si traducevano in risse, arresti, denunce e aggressioni alla polizia. Morrison però era molto di più. Impugnato il microfono si trasformava, la sua voce si faceva più cupa e il suo sguardo sembra fuggire. Come nell’ultima data europea dei Doors: il concerto dell’Isola di Wight, nell’agosto 1970, immerso in un’oscurità illuminata appena da una luce rossastra. E Jim immobile, come all’Università del Michigan. Questa volta, però, niente falsetto, ma una voce così intesa che poteva cambiarti la vita.

Continuare a invecchiare – 2 e 3 luglio 1971

“Che peccato invecchiare, Robert Mitchum non era niente male a trent’anni”, lo pensa una ragazza con i capelli rossi e il viso sottile mentre lo schermo proietta la scena finale di Notte senza fine. E Robert Mitchum non era niente male. Accanto a lei c’è il suo fidanzato, forse le cose non vanno benissimo di recente ma il soggiorno a Parigi li sta aiutando. Lui scrive e beve molto, lei ha altri demoni. Tutto sommato si amano. Usciti dal cinema vanno a mangiare in un ristorante cinese in rue Saint-Antoine. È squisito ed è ormai l’una di notte quando rientrano e ingannano un altro po’ il tempo prima di mettersi a dormire. Il sonno della ragazza è agitato, il suo fidanzato non sta bene. Non avrà digerito oppure sarà quella brutta tosse che si porta appresso da un po’. Lo aiuterà un bagno caldo, poi tornerà a letto. E intanto la ragazza chiude gli occhi e si addormenta. Quando li riapre è già mattina e la metà del letto accanto a lei è fredda e vuota. La morte di Jim Morrison fu constatata alle 11 di mattina del 3 luglio 1971. Il corpo esanime del cantante giaceva nella vasca da bagno dell’appartamento in Rue de Beautreillis che da qualche mese condivideva con Pamela Courson, la ragazza coi capelli rossi e il viso sottile che gli era stata accanto sin dagli inizi della sua avventura coi Doors. Nel referto ufficiale si parla di infarto, nulla più. Ma la mancata autopsia e alcune incongruenze nelle testimonianze hanno lasciato spazio a una serie infinita di congetture. C’è chi parla di overdose di eroina – non così impossibile dato che Pam tre anni più tardi andrà in contro proprio a questa morte – e chi è arrivato a scomodare la CIA, vedendo nella scomparsa a stretto giro di Brian Jones, Alan Wilson, Jimi Hendrix, Janis Joplin e appunto Morrison un piano del presidente Nixon per distruggere il movimento giovanile. Resta, però, un’altra ipotesi a cui è bello credere. Un’idea alimentata anche da Ray Manzarek secondo cui da tempo James Morrison fantasticava di inscenare la propria morte. Per rilanciare le vendite della band – un po’ in flessione nonostante la buona accoglienza riservata all’ultimo disco, L.A. Woman (1971) – e per andarsene in Africa come l’amato Arthur Rimbaud. Magari alle Seychelles, lasciando tutto per continuare a invecchiare.

Twitter: Ocram_Palomo

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Re: ACCADDE OGGI

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ars72 ha scritto:Jim Morrison, a 50 anni dalla morte tre fatti e un sogno da leggere

Il 3 luglio 1971 se ne andava a 27 anni James Douglas Morrison, per tutti Jim. Frontman e poeta dei Doors, voce di un’intera generazione. Un’icona abbracciata al suo tempo al punto da diventare immortale e cambiare la musica al pari di Mozart, dei Beatles o di Nina Simone. Ma come si fa a raccontare una figura così? Probabilmente è impossibile, e allora forse è meglio tratteggiarla soltanto. Con tre piccoli scatti, come polaroid, per provare a riviverlo un po’.

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che dire su Jim Morrison.....immenso

mi ha sempre incuriosito la storia della sua finta morte,che poi l ha trasformato in barry manilov :---
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kira
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Re: ACCADDE OGGI

Messaggio da kira »

Christopher Reeve avrebbe compiuto oggi 69 anni, com’è morto il “vero” Superman?: https://style.corriere.it/news/christop ... -superman/
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Messaggio da ars72 »

22 febbraio 2022, data palindroma: cosa significa e perchè è stata scelta per il raduno dei gemelli

Il 22 febbraio 2022 è un giorno particolare: è l'ultima data palindroma fino al 2030. La data 22 02 2022 è infatti simmetrica: potrà essere letta specularmente, sia da sinistra a destra che al contrario, senza perdere il suo significato.

Cosa significa "palindromo"
Il termine palindromo viene dall'unione di due parole del greco antico "palin", che significa "indietro", e "dramein", correre. Comunemente indica una sequenza di caratteri che, letta al contrario, rimane invariata. Per esempio, in italiano: "Ai lati d'Italia" o il nome "Anna". Secondo una leggenda l'inventore e il primo virtuoso del genere sarebbe stato il poeta greco Sotade, vissuto ad Alessandria d'Egitto nel III secolo. In letteratura si possono trovare diversi esempi di palindromi: tra gli esempi più famosi si trova sicuramente il verso latino attribuito a Virgilio "in girum imus nocte et consumimur igni", ovvero "andiamo in giro di notte e siamo arsi dal fuoco".

Si tratta di una particolarità già accaduta altre sei volte in questo secolo, 10-02-2001, 20-02-2002, 01-02-2010, 11-02-2011 e 21-02-2012 e il 02.02.2020. In questo secolo accadrà altre 22 volte: l’ultima sarà il 29-02-2092, un anno bisestile.

La data speciale scelta per "il raduno dei gemelli d'Italia"
Questa data speciale è stata scelta anche per celebrare un evento curioso: ad Altavilla Irpina si terrà il secondo raduno dei "Gemelli d'Italia" (il primo è avvenuto in un'altra data palindroma, il 2 febbraio 2020).

Il raduno è organizzato dal comune di Altavilla Irpina e prevede dei riconoscimenti speciali per i gemelli più somiglianti. Perchè viene celebrato proprio in questa cittadina? Perchè tradizionalmente circola la leggenda che in città ci sia un numero stranamente alto di parti gemellari, come testimonierebbe anche il culto dei Santi gemelli Cosma e Damiano. A confermarlo c'è anche uno studio anagrafico condotto dallo storico Giancarlo Mauro che attesterebbe che tra il 1802 ed il 1950 nel paese irpino siano nati 552 gemelli, una media superiore al 2% della popolazione. Tra gli eventi organizzati, l'idea di raccogliere foto per creare una parete con coppie di fratelli uguali da tutto il mondo.

https://www.ilmattino.it/societa/person ... 18944.html
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Re: ACCADDE OGGI

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Accadde oggi, 11 luglio 1982: l’Italia è Mundial

Accadde oggi storico e malinconico: 40 anni fa, l'Italia di Enzo Bearzot e Paolo Rossi, batteva la Germania Ovest vincendo il Mundial
Sono passati 40 anni da quell’11 luglio 1982, data memorabile per gli amanti del calcio del nostro Paese. L’Italia di Enzo Bearzot vinceva il Mundial al Santiago Bernabeu ai danni della Germania Ovest, imponendosi per 3-1. Gli azzurri compirono un vero e proprio miracolo, visto il percorso che stentava a decollare e la quasi esclusione durante la prima fase a gironi che li vide pareggiare per tre volte consecutive. La Nazionale ebbe l’accesso alla seconda fase ai gironi solo grazie alla differenza reti, dove ad aspettarli c’erano Brasile e Argentina.
La seleçao si presentò alla manifestazione come vera squadra da battere, mentre l’albiceleste, oltre a essere campione in carica, poteva godere del talento di Diego Armando Maradona. Ma il vero fenomeno della spedizione iberica fu un ragazzo longilineo che aveva avuto qualche problema con il calcioscommesse: Paolo, poi divenuto Pablito, Rossi. Quest’ultimo siglò una storica doppietta contro i verdeoro scrollandosi di dosso tutte le antipatie che si era attirato inizialmente. Inoltre, decise la semifinale contro la Polonia con una doppietta. In finale fu sempre lui ad aprire le danze prima dei gol di Marco Tardelli e Alessandro Altobelli. Queste prestazioni gli consegnarono di fatto il Pallone d’oro e anche l’appellativo di Carrasco do Brasil.

Mundial 1982: il capolavoro del vecio Enzo Bearzot
Ma dove nasce il mito di Paolo Rossi e chi ne è il vero artefice? Il posto è Torino e l’uomo che ha l’intuizione è il vecio, al secolo Enzo Bearzot. Torino perché Pablito qualche mese prima del Mondiale si allenava con la Juventus, pur essendo squalificato per la combine di Avellino-Perugia. Il destino volle che la Nazionale, preparando un amichevole in vista della manifestazione dell’82, si trovasse nel centro sportivo dove si trovava l’attaccante. Fu lì che il tecnico friulano ebbe il coraggio e, quasi la presunzione, di scegliere lui come terminale offensivo del suo scacchiere, attirando su di sé le critiche dei media locali. Da ricordare come per quella scelta, l’allora commissario tecnico preferì lasciare in patria il capocannoniere della Serie A: Roberto Pruzzo.
Una storia da raccontare e da ricordare quella dell’allenatore che tra le altre vestì la maglia dell’Inter. Come citato, Enzo Bearzot nacque a Joannis in Friuli Venezia-Giulia, il 26 settembre 1927. Questo paesino, fino al suo dissolvimento, fece parte dell’impero Austro Ungarico. Il legame con la Nazionale inizia nel momento in cui gli Azzurri vincono il loro secondo Mondiale nel 1934, e il piccolo Enzo segue la partita dagli altoparlanti della piazza principale della sua città. Lì, quando ancora ha 7 anni, inizia a farsi strada in lui l’idea del calcio come prospettiva di vita. La sua carriera, come quella di molti, inizierà negli oratori per poi proseguire al Pro Gorizia. Ben presto a notarlo fu l’Inter che lo ingaggiò quando aveva 19 anni. Qui, a causa anche della serrata concorrenza, vide il campo poco prima di trasferirsi a Catania in Serie B. Gli etnei riconobbero in lui un vero e proprio leader e il legame con la tifoseria rossazzurra divenne indissolubile. Tuttavia, il suo vero amore calcistico fu il Torino, al quale si sentiva di appartenere da sempre per via della sua indole da combattente. I granata erano reduci dalla “tragedia di Superga” e da uomini come lui volevano ripartire. Con i piemontesi saranno in totale 9 le stagioni, seppur intervallate da un’altra stagione in nerazzurro. Fu l’ultimo giocatore a segnare un gol allo Stadio Filadelfia.

Accadde oggi, 11 luglio 2021: l’Italia è Campione d’Europa

11 luglio 2021, l'Italia battendo l'Inghilterra a Wembely, conquistava un campionato europeo per la seconda volta nella sua storia

L’11 luglio 2021, dopo un’annata travagliata e sofferta per via delle difficoltà legate alla pandemia, l’Italia di Roberto Mancini si laureava Campione d’Europa per la seconda volta nella sua storia. A soccombere fu l’Inghilterra di Gareth Southgate che non seppe sfruttare il fattore campo visto che il match si giocò al Wembley Stadium.

Gli inglesi passarono in vantaggio dopo tre minuti sfruttando l’inserimento di Luke Shaw caparbio nel cogliere il cambio di gioco. Gli azzurri riuscirono a riagganciarsi solo nel secondo tempo, sfruttando un batti e ribatti da calcio d’angolo, corretto da Leonardo Bonucci in rete. Il trionfo arrivò dopo i calci di rigore complici gli errori di Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka.
Gli Europei del 2021 si sarebbero dovuti giocati un anno prima, ma poi furono slittati per l’esplosione dei casi da Covid-19. A dare il benvenuto al torneo fu proprio l’Italia a Roma contro la Turchia. Da ricordare come quell’edizione non ebbe una sede fissa, ma vide un percorso itinerante. Durante la prima uscita, gli azzurri diedero continuità a quanto dimostrato nel periodo precedente, imponendosi per 3-0. Il primo dei quali fu propiziato da Domenico Berardi che trovò la deviazione vincente di Merih Demiral. A concludere l’opera furono Ciro Immobile e Lorenzo Insigne. La seconda giornata, vide la Nazionale ancora allo Stadio Olimpico contro la Svizzera. Il match ci regalò la prestazione sontuosa di Manuel Locatelli condita dalla sua doppietta e la partita terminò un’altra volta con un secco 3-0 rifinito ancora una volta da Ciro Immobile. L’ultima partita del girone A, a qualificazione ottenuta, vide il turnover di Roberto Mancini contro il Galles. A decidere Matteo Pessina che si emozionò fino alle lacrime durante l’esultanza.
Punteggio pieno che mise la Nazionale tra le favorite per la vittoria finale; l’Italia per gli ottavi di finale del 26 giugno dovette spostarsi in Inghilterra per affrontare l’Austria. Sicuramente la partita più sofferta di tutta la spedizione che si concluse solo dopo i tempi supplementari. Durante il primo dei due, Marko Arnautović aveva portato avanti gli austriaci compromettendo il nostro passaggio del turno. Fortunatamente era in fuorigioco. La seconda frazione vede salire in cattedra Federico Chiesa che indirizzò il match poi chiuso ancora una volta da Matteo Pessina. I biancorossi accorciarono ma passò l’Italia. I quarti di finale ci videro scendere in campo contro il temutissimo Belgio. Vera prova masterclass da parte del duo Bonucci-Chiellini e i gol di Nicolò Barella e Lorenzo Insigne ci regalarono l’accesso alle semifinali. A nulla servì il gol su rigore di Romelu Lukaku. Ancora a Londra, ad aspettarci ci fu la Spagna colpita da Federico Chiesa. Sullo scadere riequilibrò il conto, Alvaro Morata che ci rispedì ai tempi supplementari. Dopo 30′ di sofferenza, si arrivò ai calci di rigore dove decisivi furono gli errori di Dani Olmo e dell’ormai ex juventino. La finale ci regalò un’emozione che difficilmente dimenticheremo, prima della seconda esclusione consecutiva dai Mondiali.

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20 anni senza Pantani

Alla vigilia del doloroso anniversario della morte dello scalatore di Cesenatico, la curva Mare del Cesena – durante la partita di Serie C della squadra bianconera contro l’Arezzo – ha onorato Panta con uno striscione lungo tutta la curva: ‘Corri ancora adesso. Lo sento… Il vento non ti prenderà mai’. E poco più in alto una tela gigante che rappresenta Marco in maglia rosa. E i cori di tutto lo stadio hanno omaggiato Pantani.
Sulle maglie dei giocatori del Cesena, di cui Pantani era tifoso, la patch “Marco uno di noi”.
Le maglie, in seguito, verranno messe all’asta su MatchWornShirt.

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Accadde oggi, 80 anni dall'eccidio delle Fosse Ardeatine

24 marzo del 1944, Roma fu teatro di uno dei più feroci massacri della seconda guerra mondiale, una strage di civili inermi presso le Fosse Ardeatine. Quell’eccidio è stata una delle pagine più tragiche della storia del nostro Paese, un orrendo massacro che ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva. Ma cosa accadde quel giorno, e perché?

L’attentato partigiano di via Rasella era avvenuto il giorno prima, il 23 marzo. A via Rasella era stata fatta esplodere una carica di tritolo, nascosta in un carretto da netturbino. I morti furono 32 e i feriti 55, e tra le vittime anche un ragazzino di 12 anni, e un altro civile romano. Il comandante della piazza di Roma, generale Kurft Malzer, in quello scenario agghiacciante di sangue e urla aveva minacciato di radere al suolo l’intero quartiere e fucilare tutti i residenti. Quel gesto della Resistenza innescò la rabbia nazista. Hitler pretese la fucilazione di 1.650 ostaggi, che però non c’erano.
Il comando tedesco ordinò allora la fucilazione di 10 italiani per ogni tedesco ucciso. Trecentotrentacinque persone inermi furono trasportate alle Fosse Ardeatine dai tedeschi, anche avvalendosi dell'assistenza delle forze di polizia fasciste, per essere trucidate con un colpo di pistola alla nuca. Il disegno criminale dell’eccidio delle Fosse Ardeatine è poi comprovato dal fatto, storicamente accertato, che le autorità tedesche non affissero alcun bando militare di intimazione a consegnarsi a pena di rappresaglia nella consueta proporzione di dieci italiani per un tedesco. Non ce ne sarebbe stato neppure il tempo: tutto il dramma si consumò tra le ore 15 del 23 marzo e le 19.30 del 24.
Alle Fosse Ardeatine, come dichiarerà il medico legale professor Attilio Ascarelli alle Autorità alleate e in un’udienza del processo del 1948, i carnefici delle SS lasciarono «nello sfondo di due gallerie (…) due enormi cumuli di cadaveri che occupavano uno spazio di circa 5 metri di lunghezza e 3 di altezza e 1,50 di altezza. Le salme non apparivano distinte ma ammucchiate, sovrapposte, strettamente adese, del tutto irriconoscibili». A tutt’oggi due vittime sono senza nome e di cinque è stato impossibile riconoscere i resti. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha partecipato, insieme alle altre cariche dello Stato, alla cerimonia commemorativa dell'ottantesimo anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, che ha visto la deposizione di una corona sulla lapide che ricorda i caduti di quel drammatico 24 marzo 1944.

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