Le Copertine Più Belle

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Gioventù Biancoceleste
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Re: Le Copertine Più Belle

Messaggio da Gioventù Biancoceleste »

ars72 ha scritto:io preferisco Dookie ad American Idiot :lol: , piu' grezzo, innovativo e quindi imprevedibile.
American idiot ben suonato, melodie sempre accattivanti, ma viene dieci anni dopo ed è un pò ruffiano facendo leva su un sound già noto.
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kira
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Re: Le Copertine Più Belle

Messaggio da kira »

Gioventù Biancoceleste ha scritto:
ars72 ha scritto:io preferisco Dookie ad American Idiot :lol: , piu' grezzo, innovativo e quindi imprevedibile.
American idiot ben suonato, melodie sempre accattivanti, ma viene dieci anni dopo ed è un pò ruffiano facendo leva su un sound già noto.
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ars72
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Re: Le Copertine Più Belle

Messaggio da ars72 »

caspita ha scritto:
Gioventù Biancoceleste ha scritto:
ars72 ha scritto:io preferisco Dookie ad American Idiot :lol: , piu' grezzo, innovativo e quindi imprevedibile.
American idiot ben suonato, melodie sempre accattivanti, ma viene dieci anni dopo ed è un pò ruffiano facendo leva su un sound già noto.
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dai tranq, non è per partito preso, tifo Olanda per la finale :D
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Re: Le Copertine Più Belle

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Big Black - Atomizer (1986)

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Atomizer è l'album di esordio dei Big Black e segue all'EP Racer-X pubblicato nel 1984. Qui la chitarra di Steve Albini suona in maniera aggressiva come non mai, ma tutto il disco è un mix di durezza nella musica e nei testi. Atomizer racconta le trasformazioni, anche psicotiche, che possono avvenire nella personalità di un individuo, come il veterano di guerra che diventa un killer professionista descritto in Bazooka Joe, o il poliziotto che si lascia corrompere (Big Money). I brani più rappresentativi, da meritarsi l'appellativo di capolavori, sono due: la controversa Jordan, Minnesota, ispirata ad una storia vera, uno sferragliare di chitarre misto ad una serie di sospiri e gridolini, e Kerosene, da molti ritenuta il picco più alto dell'intero album, dove le chitarre "sound like shattering glass" (suonano come vetro che va in frantumi), ma l'intero lavoro è davvero notevole.
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ars72
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Le Copertine Più Belle

Messaggio da ars72 »

ALTERNATIVE TV - THE IMAGE HAS CRACKED ( 1978 )

L'album di debutto degli Alternative TV di Mark Perry, il fondatore della piu' importante fanzine punk Sniffin' glue diviso tra punk tradizionale e sonorità sperimentali che include la famosa Action time vision.
In copertina tante immagini spezzettate , come vuole il titolo, in cui appaiono i membri del gruppo e rappresentazioni delle canzoni ( red, viva la rock 'n roll etc ).
Mark Perry si fa fotografare sdraiato tra i vinili di alcuni suoi gruppi preferiti tra cui i Love e Frank Zappa ( nell'album non a caso c'è anche la cover di Why Don't You Do Me Right? ).
Questa è la copertina del vinile. Nelle ristampe in cd anche diversi singoli e pezzi live.

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Re: Le Copertine Più Belle

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Uriah Heep - Demons & Wizards (1972)

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Uno dei lavori più rappresentativi del rock degli anni '70 per un gruppo che ha raccolto, a torto, meno dei “contemporanei” Deep Purple e Black Sabbath. Il disco si apre con la suggestiva ballata The wizard, di cui i Blind Guardian realizzeranno una cover, ed è uno dei due singoli estratti dall'album, l'altro è la veloce e spensierata Easy livin'.
Demons & Wizards è forse meno dinamico di The Magician's Birthday, ma resta un ottimo album, assolutamente da ascoltare.

La grafica è dell'artista Roger Dean; affascinante la figura del mago in primo piano (descritto nell'omonima canzone che apre l'album), intento a diffondere la sua magia positiva.
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Re: Le Copertine Più Belle

Messaggio da ars72 »

DAVID BOWIE -THE MAN WHO SOLD THE WORLD ( 1970 )



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Album decisamente d'avanguardia con sperimentazioni che arrivano anche all'hard rock e anticipano alcuni dei temi sviluppati poi con Hunky dory e Ziggy Stardust; trascurata per molti anni, considerata acerba e figlia dell'uso di droghe allucinogene, ques'opera è stata riscoperta e rivalutata solo in seguito grazie anche alle cover della title-track ( anche da parte dei Nirvana tra i tanti ).
L'art-work è storicamente uno dei piu' famosi e scandalosi in assoluto: David Bowie vestito da donna (quasi anticipando di lì a poco i New York Dolls ) che accasciato su un letto gioca a carte probabilmente col destino del mondo.
Questa copertina divenne anche un vero e proprio manifesto del movimento glam ed in particolare di tutto ciò che era camp ovvero lo stile dell'eccentricità, del Kitsch,lo snob estremo dei dandy.
Questo è il commento sulla copertina di The man who sold the world di Fabio Cleto, autore del manuale "Popcamp" e professore universitario di scienza del linguaggio della comunicazione e delle scienze culturali alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere della Università di Bergamo ( da www.velvetgoldmine.it ) :
"L’immagine è attraversata da una sottilissima forma di ironia, che evoca e transcodifica l’estetismo dell’immaginario preraffaellita. I capelli morbidi e sinuosi, il languore della posa, l’abito drappeggiato, quasi una sottoveste di seta che avvolge il corpo di Bowie, i colori sospesi della scena: tutti elementi dell’iconografia ottocentesca cui fa da contrappunto il tappeto cosparso di carte, che trasforma l’immagine in un’icona dell’azzardo, pronta a rischiare la propria sorte con la carta che tiene fra le dita. In questi elementi si riscontrano dei meccanismi propri della “perversione” camp, che è una perversione di segni, tradizioni, sfere culturali. C’è senza dubbio la perversione del tradurre un’iconografia ormai classica nell’immagine glamorous di una copertina di un disco pop-rock, in un oggetto per definizione riproducibile, il corpo della star tanto quanto l’arte che esprime. Uno splendido esempio insomma di quell’indolenza istrionica che Sontag pochi anni prima aveva definito come «il dandismo nella cultura di massa», e di quell’esistenza sempre «fra virgolette», che sospende i confini fra corpo e rappresentazione, oltre che fra maschile e femminile. Assumendo il femminile, ovviamente, non tanto come apparato genitale, ma come posizione nel rapporto di sguardi e nell’impianto normativo del sistema vestimentario, con il femminile come oggetto di sguardo, esornativo e dispendioso. È questo, credo, il processo che surcodifica il corpo maschile di Bowie messo in scena dalla copertina di The Man Who Sold the World in un corpo androgino. E l’androginia della rappresentazione preraffaellita è ben nota, così come quella del dandy ottocentesco: qui ci confrontiamo insomma con un androgino-dandy che ha abbracciato la cultura di massa, ed è pronto, come suggerivano i maestri del camp tardo-ottocentesco e dell’estetica “democratica” del design, Oscar Wilde e Aubrey Beardsley, a lasciare i musei e le torri d’avorio per entrare nelle abitazioni e farsi cifra estetica della quotidianità

STORIA della Copertina ( tratto da wikipedia )
Negli ultimi giorni del suo rapporto professionale con David Bowie, il manager Kenneth Pitt aveva pianificato di contattare un grande artista per disegnare la copertina dell'album (la sua lista includeva Andy Warhol, David Hockney e Patrick Procktor). Il progetto svanì e Bowie chiese a Michael Weller, un frequentatore abituale del Beckenham Arts Lab il cui lavoro riecheggiava lo stile pop art di Warhol e Roy Lichtenstein, di disegnare una copertina che rispecchiasse l'atmosfera sinistra dell'album. Weller propose un dipinto del Cane Hill Hospital, dove oltre a Terry Burns era ricoverato un suo amico, e Bowie accolse l'idea con entusiasmo. Il disegno a fumetti di Weller, intitolato "Metrobolist" (dal classico Metropolis di Fritz Lang) consisteva in una tetra veduta dell'ingresso principale del Cane Hill, con la torre dell'orologio diroccata. In primo piano c'era una figura di cowboy copiata da una fotografia di John Wayne con in mano un fucile, un riferimento a Running Gun Blues. Anche se, come riportato in David Robert Jones Alias David Bowie di Peter e Leni Gillman, Bowie era molto soddisfatto del disegno ultimato, pare che non molto tempo dopo abbia cambiato idea. In ogni caso il fumetto fu cancellato dalla Mercury e Bowie chiese al dipartimento artistico della Philips di commissionare a Keith Macmillan un servizio fotografico nel soggiorno di Haddon Hall. Il cantante si sistemò su una sedia a sdraio con un vestito di satin crema e blu (un vestito da uomo, precisò in seguito) comprato alla boutique londinese "Mr. Fish", con una mano che lasciava cadere l'ultima carta di un mazzo sparso per terra e l'altra che giocava con i suoi nuovi fluenti riccioli "post-hippy". In seguito spiegò che la foto, la più audace rappresentazione dell'ambiguità sessuale che Bowie già perseguiva, intendeva riprodurre lo stile del pittore preraffaellita Dante Gabriel Rossetti.

Quando la RCA ripubblicò The Man Who Sold the World nel 1972, sia nel Regno Unito che in America, in copertina apparve una foto in bianco e nero di Brian Ward raffigurante David nella sua prima acconciatura alla Ziggy Stardust nell'atto di dare un calcio. Così come la riedizione di Space Oddity dello stesso anno, la versione RCA uscì con una serie di note di copertina che informavano l'ascoltatore che la musica di Bowie non era «né metafora né analogia... la fantasmagoria è la sua realtà; lo straordinario la sua straniante verità». La foto del calcio rimase la copertina ufficiale del disco fino alla riedizione del 1990, che ripropose quella con l'abito e incluse nella confezione le copertine alternative, compreso il disegno della pubblicazione originale tedesca che era totalmente diversa: una curiosa vignetta di un Bowie alato sul frontespizio ed un androgino ritratto con berretto sul retro. Più di recente, il libretto della riedizione EMI 1999 includeva scatti del servizio fotografico con l'abito.
..........

Nel vinile all'interno vi sono tutte queste copertine alternative proposte negli anni, anche se quella con Bowie effeminato che lascia cadere il mazzo di carte resta la piu' eclatante e innovativa.
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Re: Le Copertine Più Belle

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Cream - Disraeli Gears (1967)

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I Cream sono stati la band più rappresentativa del rock & blues ed anche uno dei primi supergruppi, forse addirittura il primo: Clapton aveva suonato nei Yardbirds e nei Bluesbreakers; il batterista Peter Baker aveva collaborato con Alexis Korner e col musicista nigeriano Fela Kuti; anche il bassista Jack Bruce aveva fatto parte in precedenza dei Bluesbreakers e Korner. Purtroppo la loro vena altamente innovativa, che originò quello che viene definito heavy riff, unitamente ad un grande talento, non fu sufficiente a garantire la soppravvivenza ad un gruppo che, lacerato dal narcisismo dei suoi tre componenti, ben presto si sciolse.
La copertina di Disraeli Gears fu disegnata dall'artista australiano Martin Sharp, che abitava nello stesso palazzo di Clapton. Sharp ideò anche la copertina dell'album successivo dei Cream, Wheels of fire e fu co-autore delle canzoni Tales of Brave Ulysses e Anyone for Tennis con Eric Clapton. La medesima copertina fu usata anche per la compilation Those were the days.
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Messaggio da ars72 »

caspita ha scritto:Cream - Disraeli Gears (1967)

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I Cream sono stati la band più rappresentativa del rock & blues ed anche uno dei primi supergruppi, forse addirittura il primo: Clapton aveva suonato nei Yardbirds e nei Bluesbreakers; il batterista Peter Baker aveva collaborato con Alexis Korner e col musicista nigeriano Fela Kuti; anche il bassista Jack Bruce aveva fatto parte in precedenza dei Bluesbreakers e Korner. Purtroppo la loro vena altamente innovativa, che originò quello che viene definito heavy riff, unitamente ad un grande talento, non fu sufficiente a garantire la soppravvivenza ad un gruppo che, lacerato dal narcisismo dei suoi tre componenti, ben presto si sciolse.
La copertina di Disraeli Gears fu disegnata dall'artista australiano Martin Sharp, che abitava nello stesso palazzo di Clapton. Sharp ideò anche la copertina dell'album successivo dei Cream, Wheels of fire e fu co-autore delle canzoni Tales of Brave Ulysses e Anyone for Tennis con Eric Clapton. La medesima copertina fu usata anche per la compilation Those were the days.
I've been waiting so long
To be where I'm goin'
In the sunshine of your looove


uno dei ritornelli scanditi piu'famosi in assoluto...
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Messaggio da ars72 »

THE DOORS - STRANGE DAYS ( 1967 )



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La copertina di “Strange Days” dei Doors, il loro secondo album, è un concentrato di prelibatezze visive. Non ci sono dubbi. “Odio la copertina del nostro primo album, le nostre facce sono odiose ed inutili”, diceva Jim Morrison nel 1968 al quotidiano di Los Angeles. “Non volevo essere sulla copertina del nostro secondo lp, potevano metterci una qualsiasi cosa: un disegno, una foto di qualcun altro, una frase. Insomma quello che volevano, ma non la mia faccia”, aggiungeva un Morrison notevolmente inviperito. Tanta decisione fu esaudita, visto e considerato che oggi possiamo ammirare la cover di “Strange Days” e siamo costretti a cercare con la lente d'ingrandimento il volto dei quattro Doors. Ma andiamo per ordine. La rabbia di Jim derivava dal fatto che il boss della Elektra, Jack Holzman, decise di promuovere il primo lp del gruppo basandosi non tanto sulla musica, ma sulla carica sessuale del frontman dei Doors. Morrison doveva essere un sex simbol e per la prima volta un album rock fu pubblicizzato con enormi cartelloni stradali sulla Sunset Boulevard a Los Angeles. In pratica gigantografie del volto di Jim lunghe sei metri. Scelta che non fu apprezzata dalla band e soprattutto da Morrison, che invece pretendeva di arrivare al pubblico grazie alle canzoni dei Doors e non per la sua “presunta” carica sessuale. Con “Strange Days” avvenne quindi un'inversione di rotta, cominciando proprio dal titolo del 33 giri, che si rispecchia fedelmente nella copertina e che potrebbe essere una visione felliniana di una fauna fatta di rifiuti e scherzi della società. “Freak of nature” solitamente tenuti nascosti, o esposti alla pubblica derisione. “Cercavamo una copertina che fosse decisamente diversa rispetto a quelle tipiche di tutte le band californiane, costruite su una visione psichedelica della vita”, affermò anni più tardi Ray Manzarek. “Avevamo in testa i personaggi che popolavano “La Strada” di Federico Fellini, o “Seventh Seal” di Ingmar Bergman”, disse Ray. Il gruppo incontrò quindi l’art director della Elektra, William S. Harvey, e cercò di spiegare al direttore artistico che la copertina doveva comprendere strani personaggi: clown, giocolieri e uomini con volti mascherati. Il tutto doveva essere avvolto in un'atmosfera assolutamente surreale. Scartate alcune idee molto difficili da realizzare, come quella di avere decine di cani, Joel Brodsky, il fotografo, cominciò la ricerca per una location adatta ad ospitare personaggi strambi e strani. Il luogo doveva avere un sapore europeo ed è infatti difficile immaginare che si tratti proprio di una strada newyorchese. Per la precisione il luogo scelto fu Sniffen Court, sulla East 36th Street, tra la Third Avenue e la Lexington Avenue.Gli edifici del diciannovesimo secolo sono attualmente di privati proprietari ed è impossibile visitarli, tranne il Murray Hill Comedy Club, uno dei più antichi teatri privati di New York. Harvey iniziò quindi il casting per i personaggi che dovevano riempire lo scatto di Brodsky.
Le sei persone raffigurate in copertina furono trovate nei modi più disparati, tra professionisti, amici e semplici dilettanti. Il trombettista, per esempio, fu scovato da Harvey durante un viaggio in taxi, era il taxista che lo stava portando a destinazione.
Il giocoliere era invece l’assistente di Brodsky, Frank Kollegy, che successivamente comparirà in altre copertine curate da Joel. Il sollevatore di pesi proveniva da un circo e a tempo perso faceva il buttafuori, mentre la misteriosa modella che compare sul retro di copertina, è Zazel Wild, un'amica della moglie di Brodsky ed oggi lavora come “magazine editor” a New York. Il nano in primo piano fu invece scoperto da Bill in un hotel residenziale sulla 70th Street. Un albergo popolato da una strana fauna. Camminando lungo i corridoi del hotel e sbirciando dentro le camere aperte, Bill vide due gemelli nani e pensò che erano perfetti per la copertina. Joel si preoccupò quindi di avere il permesso per scattare una foto di una strada di New York da utilizzare su una copertina di un disco e dovette pagare 500 dollari, una somma decisamente più alta del suo compenso. La fotografia fu scattata con una Panon Panoramica che montava un rullino da 120 e la sessione durò pochissimo tempo. L’ultimo toccò artistico fu la decisione di inserire un poster utilizzato per promuovere i concerti, che raffigurava la copertina del primo album, con il titolo del disco. Scelta decisamente anti-commerciale, se si considera che il nome dell’artista e il titolo dell’album devono essere ben visibili e istantaneamente riconoscibili. Lo scatto fu portato ai Doors durante uno scalo aereo all’aeroporto Kennedy di New York. La band rimase entusiasta del lavoro fatto da Bill e Joel. “C’era tutto quello che avevamo chiesto. Un nano, un giocoliere, un trombettista, due acrobati ed un sollevatore di pesi. C’era “La Strada” di Fellini”, dichiarò Ray Manzarek aggiungendo: “E’ la copertina più bella di tutta la discografia dei Doors. Stavamo attraversando un buon periodo. Il disco era sperimentale con voci distorte, sottofondi di piano ed altre diavolerie strumentali. C’erano vibrazioni positive nell’aria e quella copertina le racchiudeva tutte quante”. “Strange Days” diventò un capolavoro anche grazie ad una cover perfetta ed un logo che ancora oggi campeggia sui dischi dei Doors.
Il marchio fu disegnato da Harvey nel 1966 utilizzando un carattere dal sapore anni ’30, accompagnato da un “The” in completa contrapposizione e “rubato” ad un altro gruppo della Elektra, The Paul Butterfield Blues Band, il cui leader era un idolo di Robby Krieger. In conclusione è doveroso ricordare che William S. Harvey, morto agli inizi degli anni novanta, arrivò all’Elektra dopo alcune stagioni alla Fairchild Publications ed ideò il logo a “farfalla” divenuto famoso in tutto il mondo. Fu inoltre il responsabile di tantissime copertine, tra cui quelle di Judy Collins, Tim Buckley, Love e The Paul Butterfield Blues Band. Ancora oggi “Strani giorni” si vedono all’orizzonte. I Doors sono ancora qui a ricordarcelo.


( Fonti tratte da musicplus.it )

La copertina ispirò anche Entertainment dei Family ( 1969 ).
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Deep Purple - The Book of Taliesyn (1969)

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L'album usci a breve distanza dall'album di esordio Shades of Deep Purple, i componenti della band che pubblicò i primi tre dischi, con gli insostuibili Ritchie Blackmore (chitarra elettrica), Jon Lord (tastiere) e Ian Paice (batteria), vennero definiti mark I.
Il titolo dell'album, The Book of Taliesyn, deriva da un noto manoscritto gallese del 14° secolo, contenente alcune poesie di Taliesin.
La copertina dell'album è una creazione di John Vernon Lord, che per pura coincidenza ha lo stesso nome del tastierista della band. ‘The Book of Taliesyn' resta tuttora l'unica copertina disegnata da John Vernon Lord. Il costo del lavoro è di 30 sterline, a cui deve sottrarsi la percentuale del 25% presa dall'agente. John Vernon Lord fino a poco tempo fa ha insegnato disegno all'Università di Brighton.
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AMON DUUL II - YETI ( 1970 )


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Uno dei capolavori del Kraut rock. Gli Amon Duul erano nati un paio di anni prima come una " comune freak "; a seguito di dissapori interni si divisero in Amon Duul I e Amon Duul II. I primi piu' politicizzati rimasero legati ad un sound pastorale ed hippie, i secondi invece si inserirono a pieno titiolo nella scena underground. Il sound di Yeti, seconda opera del gruppo dopo l'altrettanto inquietante Phallus Dei è molto veemente e spaventoso, quasi apocalittico come la copertina, che raffigura un contadino ( ovvero Wolfgang Krischke il percussionista del gruppo gemello, gli Amon Duul I ) intento a brandire una falce in un campo di nebbia e vapori. Immagine non a caso associata alla morte visto che Krischke era deceduto qualche mese prima per overdose di acidi. Gli Amon Duul II decideranno di usare questa immagine anche in memoria del loro compagno come logo e la stessa sarà usata spesso anche per pubblicizzare tutto il genere kraut.




KRAFTWERK -AUTOBAHN (1974 )

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Il primo vero capolavoro di Ralf Hutter e Florian Schneider.
"Una specie di raga pensato per l'ascolto in automobile": il disco infatti inizia proprio con il rombo di un motore.
Da qui la copertina disegnata dal pittore e paroliere Emil Schult, già collaboratore della band dal 1971 al 1973.
Un sole stilizzato e un'autostrada che scorre tra le colline con le auto, un maggiolino bianco e una mercedes nera, inserite nel paesaggio in stile collage. In primo piano l'abitacolo dell'auto su cui viaggiano i quattro membri della band. I loro volti si intravedono nello specchietto retrovisore, mentre a sinistra del volante compare il volto del designer.
Sul retro copertina i 4 passeggeri:l'immagine di Wolfgang Flür era un fotomontaggio dato che la testa del musicista fu aggiunta sul corpo di Emil Schult nel momento in cui Flür aveva deciso di entrare stabilmente nel gruppo.
A causa di cambiamenti nel gruppo nell'edizione del 1985 sul retro si poteva vedere l'immagine del gruppo in una apparizione live.
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BLUR - Think Tank (2003)

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Questo album non è di quelli che colpisce al primo ascolto, ma con il tempo saprà conquistarvi. Come l’immagine dell'artista inglese Banksy che illustra la copertina, i testi di Think tank sono piccoli manuali di sopravvivenza umana scritti per invitare alla manutenzione dei sentimenti. Albarn miscela come sempre ironia e dolcezza in un songwriting lineare e immediato e i Blur tornano rinforzati dal bagaglio di esperienze artistiche e umane accumulate dal loro cantante durante gli ultimi quattro anni precedenti all'uscita di Think tank.


The Cure – Disintegration (1989)


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Uno dei gruppi punk rock di fine anni '70 più amati; l'album Disintegration fu una sorpresa per gli stessi fans del gruppo, infatti la band, con questo lavoro, abbandonò le atmosfere spensierate che ne avevano caratterizzato la musica degli ultimi anni, per (ri)scoprire sonorità più cupe e introspettive, più simili a quelle di album come Pornography, ricalcandone lo stile gotico, ma in maniera meno aggressiva rispetto al precedente album.
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BAUHAUS - IN THE FLAT FIELD ( 1980 )


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Copertina in bianco nero e grigio sfocati.
Un uomo nudo che agita un megafono in una stanza.
L'esordio dei Bauhaus ( non cerchiamo la modernità e l'essenzialità come teorizzava Walter Gropius con quel movimento artistico; anzi, nel nostro gruppo spicca un elemento gotico che è in conflitto con la bauhaus originale. ma va bene lo
stesso, è un collegamento che lascia il tempo che trova
così il cantante storico Peter Murphy sul nome del gruppo ) è storicamente legato a questa immagine forte e ad un sound cupo, inquietante, sinistro, privo appunto di colori, che parla di crocifissioni e nervi in frantumi.
Nei singoli pubblicati a ridosso dell'esordio i Bauhaus resero poi omaggio al loro amore per il glamrock con le cover di Telegram Sam ( di Marc Bolan ) e Ziggy Stardust ( di David Bowie ) mentre il loro primo singolo resterà in assoluto il vero manifesto di tutto il genere goth: Bela Lugosi's Dead, brano dedicato all'attore interprete di vari film su Dracula ( famoso il passaggio in cui Murphy ripete "Undead, undead, undead... " ).
L'ideale espressione di tutto ciò che ha rappresentato Peter Murphy in quel periodo resta probabilmente la scena iniziale del film " Miriam si sveglia a mezzanotte " ( The hunger " ) in cui canta "Bela Lugosi's dead " nella gabbia di una discoteca goth mentre i " vampiri " Catherine Deneuve e David Bowie si aggirano nel locale in cerca di vittime .
Io cmq ho sempre trovato inquietante anche l'inconfondibile logo dei Bauhaus..
Peter Murphy l'ho visto qualche anno fa dal vivo a Roma, esibizione in tono minore, qualche lampo del passato ma piu' che altro è stata una passerella di ex e nuovi darkettoni.


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CAMEL - Music inspired by the SNOW GOOSE ( 1975 )


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Il concept album dei CAMEL ispirato al racconto dello scrittore Paul Gallico: la vicenda narra dell’amicizia tra il solitario guardiano del faro di Essex ed un’oca delle nevi ferita durante la ritirata di Dunkerque nella Seconda Guerra Mondiale
Paul Gallico tuttavia, pensando che la band fosse legata al celebre marchio di sigarette, da sano nemico del fumo, pensò di querelare legalmente Latimer e colleghi. Per evitare questo problema, i Camel decisero di inserire “Music inspired by…” sulla copertina del disco, per rendere accessibile a tutti i fans e gli acquirenti la bella favola del guardiano e dell’oca, quasi del tutto sconosciuta, ma capace di scuotere emotivamente, soprattutto se unita ad una musica eccelsa come quella esibita da uno dei combo Progressive Rock più validi dell’Inghilterra dei Settanta.
In realtà Gallico non aveva tutti i torti perchè i Camel avevano avuto già dei problemi con la copertina del secondo album " Mirage " : la casa produttrice di sigarette aveva intimato infatti al gruppo, per evitare le spiacevoli vie legali, di cambiare la cover incriminata con un‘altra che meno somigliasse al disegno presente sui pacchetti. La Usa Record Company eseguì e cambiò l‘artwork, che però rimase lo stesso nel resto del mondo, grazie a un contratto tra band e azienda (filiale europea) che prevedeva l‘uscita nelle tabaccherie di pacchettini di sigarette (da 5 pezzi) che raffiguravano l‘artwork di Mirage, con tanto di tracklist. L‘affare andò molto bene, tanto che i dirigenti della Camel europea visitarono lo studio della band, chiedendo ai Camel stessi di cambiare i titoli delle song sul disco, di comparire sulle loro pubblicità eccetera.
E tra l'altro a dirla tutta..il famoso logo non raffigura un cammello bensì..un dromedario

La cover di Mirage ( 1974 )

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