Morto l'attore Ernest Borgnine
Premio Oscar per 'Vita di un timido''. Feeling con l'Italia dei suoi genitori
Si è spento all'età di 95 anni in un ospedale di Los Angeles l'attore americano di origine italiane Ernest Borgnine, premio Oscar nel 1955 per il film Marty, 'Vita di un timido'. Lo rende noto il suo portavoce secondo quanto scrive la Bbc online.
Celebri le sue interpretazioni nei film 'Quella sporca dozzina' (1967) di Robert Aldrich e 'Il mucchio selvaggio', di Sam Peckinpah.
L'attore Ernest Borgnine non aveva mai dimenticato le sue origini italiane, padre piemontese (Camillo Borgnino) e madre carpigiana (Anna Boselli), e anche in anni recenti aveva fatto visita al nostro paese. Aveva vinto un Oscar come miglior attore protagonista per l'interpretazione di 'Marty, vita di un timido' negli anni Cinquanta: in quella stessa edizione degli Oscar Anna Magnani vinse la statuetta come miglior attrice.
Nella primavera 2002 proprio Carpi, dove mancava da più di quarant'anni, lo aveva festeggiato con mostre, proiezioni di film e incontri, e la consegna del premio speciale 'Carpi per la cultura'. Per celebrarlo, il Comune aveva anche realizzato una mostra che ne ripercorreva la carriera cinematografica, con manifesti e locandine dei principali film da lui interpretati e materiale concesso dalla famiglia di origine della madre. Tre anni dopo, a 88 anni, Borgnine era a Milano sul set del film 'La cura del gorilla', al fianco di Claudio Bisio e Stefania Rocca. "E'la prima volta che faccio un film in italiano - commentò - e ne ho fatti 184, ma bisogna provare tutto!". Il 13 novembre 2006, poi, la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, lo aveva ricevuto nel palazzo dell' esecutivo a Torino e gli aveva donato il simbolo del Piemonte.
"I miei genitori - aveva ricordato anche in quell' occasione Borgnine - erano italiani: mia mamma di Carpi, in provincia di Modena, dove da ragazzo ho vissuto per qualche anno, e mio padre di Ottiglio, vicino ad Alessandria. Ci sono stato ieri per la prima volta e il sindaco mi ha consegnato la cittadinanza onoraria. E' stata una grandissima emozione". L' attore era stato ospite anche del Torino Film Festival, rassegna cinematografica che quell'anno aveva dedicato una sezione al regista Robert Aldrich, autore tra l'altro di 'Quella sporca dozzina', che aveva avuto proprio Borgnine tra i protagonisti.
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R.I.P.,belle anche le pinterpretazioni in 1997 Fuga da New York e Gesù di Zeffirelli ...uno dei caratteristi preferiti per me
Iron Sky Trama
2018. I Nazisti stanno per tornare. Fuggiti con un razzo e rifugiati nel lato più buio della Luna hanno aspettato più di settant'anni questo momento. Ritornare sulla Terra per invaderla e conquistarla!
USCITA CINEMA: 11/10/2012
GENERE: Azione, Commedia, Fantascienza
REGIA: Timo Vuorensola
SCENEGGIATURA: Michael Kalesniko
ATTORI: Julia Dietze, Peta Sergeant, Udo Kier, Kym Jackson, Stephanie Paul, Götz Otto, Christopher Kirby, Monika Gossmann, Jim Knobeloch, Yuki Iwamoto, Tilo Prückner, Tero Kaukomaa
FOTOGRAFIA: Mika Orasmaa
MONTAGGIO: Suresh Ayyar
MUSICHE: Laibach
PRODUZIONE: Blind Spot Pictures Oy, 27 Films Production, New Holland Pictures, Tuotantoyhtiö Energia, Yleisradio
DISTRIBUZIONE: Moviemax
PAESE: Australia, Germania, Finlandia 2012
DURATA: 93 Min
FORMATO: Colore
USCITA CINEMA: 11/10/2012
GENERE: Commedia, Drammatico
REGIA: William Friedkin
SCENEGGIATURA: Tracy Letts
ATTORI: Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Juno Temple, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Scott A. Martin, Carol Sutton
FOTOGRAFIA: Caleb Deschanel
MONTAGGIO: Darrin Navarro
MUSICHE: C.C. Adcock
PRODUZIONE: Voltage Pictures, Worldview Entertainment
DISTRIBUZIONE: Bolero Film
PAESE: USA 2011
DURATA: 102 Min
FORMATO: Colore
Sito Italiano
Sito Ufficiale
CRITICA:
Girato con estrema eleganza formale, di quell'eleganza senza fronzoli che ci aspetta dal nome che lo firma, Killer Joe è puro cinema nonostante la radice teatrale del copione gli dona in aggiunta un'inedita centralità della parola, ed è messa in scena di un tutti contro tutti iperviolento e disperato, eppure simultaneamente carico di straordinaria ironia e di senso dell'umorismo.(Federico Gironi)
On the Road Trama
Dopo la morte del padre, Sal Paradise un aspirante scrittore newyorchese, incontra Dean Moriarty, giovane ex-pregiudicato dal fascino maledetto, sposato con la disinibita e seducente Marylou. Tra Sal e Dean l'intesa è immediata e simbiotica. Decisi a non farsi rinchiudere in una vita vissuta secondo le regole, i due amici rompono tutti i legami e si mettono in viaggio con Marylou. Assetati di libertà , i tre giovani partono alla scoperta del mondo, degli altri e di loro stessi.
USCITA CINEMA: 11/10/2012
GENERE: Biografico, Drammatico, Avventura
REGIA: Walter Salles
SCENEGGIATURA: Jose Rivera
ATTORI: Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Viggo Mortensen, Amy Adams, Tom Sturridge, Danny Morgan, Alice Braga, Marie Ginette Guay, Elisabeth Moss
SOGGETTO: adattamento dell'omonimo romanzo culto del 1957 di Jack Kerouac, pubblicato in Italia con il titolo "Sulla strada"
NOTE: Il film è prodotto da Francis Ford Coppola che detieni i diritti di adattamento del romanzo fin dal 1968.
ParaNorman Trama
In ParaNorman una piccola cittadina viene assaltata dagli zombie. A chi chiedere aiuto? L'unico è Norman, l'incompreso ragazzo del posto capace di comunicare con i morti. Per salvare le sorti della sua città colpita da una maledizione secolare, Norman sarà costretto ad affrontare, oltre agli zombie, fantasmi, streghe, come se non bastasse, adulti ottusi. Ma il rischio per questo giovane in grado di entrare in contatto con i morti è quello di spingere se stesso e la sue capacità medianiche ben al di là dei confini mondani.
USCITA CINEMA: 11/10/2012
GENERE: Animazione, Commedia, Avventura
REGIA: Chris Butler, Sam Fell
SCENEGGIATURA: Chris Butler
ATTORI: Anna Kendrick, Leslie Mann, John Goodman, Casey Affleck, Christopher Mintz-Plasse, Jodelle Ferland, Kodi Smit-McPhee
FOTOGRAFIA: Tristan Oliver
MONTAGGIO: Christopher Murrie
MUSICHE: Jon Brion
PRODUZIONE: Laika Entertainment
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
PAESE: USA 2012
DURATA: 92 Min
FORMATO: Colore 2D e 3D
CRITICA:
Infarcito da richiami ai fumetti e al cinema horror degli anni Sessanta e Settanta, a zio Tibia, a Creepshow e Tales from the crypt, all’horror ironico di Sam Raimi e ai cartoni animati di Scooby Doo, con una colonna sonora che mixa sonorità alla Danny Elfman con le tastiere dei Goblin, ParaNorman sembra una storia di pre-adolescenza kinghiana ibridata con un gli stereotipi dei teen-movie.
Uno Stand by Me shakerato con Mean Girls, e servisto ai tavoli di una bettola di Salem. (Federico Gironi)
Total Recall - Atto di forza Trama
Per l'operaio Douglas Quaid, nonostante una moglie bellissima che ama, i viaggi mentali offerti dalla Rekall sono la vacanza sogno per sfuggire alle tante frustrazioni della sua quotidianità . Le memorie di una super spia sarebbero proprio quel che fa al caso suo. Quando però la procedura cui si sottopone va in tilt, Quaid si ritrova ad essere un uomo braccato, in fuga dalla polizia controllata dal Cacelliere, leader del Mondo Libero. Finirà assieme a una ribelle, in cerca del capo della Resistenza e del modo di fermare il Cancelliere. Progressivamente, la distinzione tra realtà e fantasia diverrà sempre più impalpabile.
USCITA CINEMA: 11/10/2012
GENERE: Azione, Fantascienza
REGIA: Len Wiseman
SCENEGGIATURA: James Vanderbilt, Mark Bomback, Kurt Wimmer
ATTORI: Colin Farrell, Kate Beckinsale, Jessica Biel, Bill Nighy, Bryan Cranston, John Cho, Bokeem Woodbine, Steve Byers
FOTOGRAFIA: Paul Cameron
MONTAGGIO: Christian Wagner
MUSICHE: Harry Gregson-Williams
PRODUZIONE: Total Recall, Original Film, Rekall Productions
DISTRIBUZIONE: Sony Pictures Italia
PAESE: USA 2012
DURATA: 118 Min
FORMATO: Colore
SOGGETTO: Dal racconto breve di Philip K. Dick dal titolo "Ricordiamo per voi"
USCITA CINEMA: 11/10/2012
GENERE: Commedia
REGIA: Paolo Virzì
SCENEGGIATURA: Francesco Bruni, Simone Lenzi, Paolo Virzì
ATTORI: Luca Marinelli, Federica Victoria Caiozzo, Micol Azzurro, Claudio Pallitto, Stefania Felicioli, Franco Gargia, Giovanni La Parola, Mimma Pirrè, Fabio Gismondi, Benedetta Barzini, Katie Mcgovern, Frank Crudele
FOTOGRAFIA: Vladan Radovic
MONTAGGIO: Cecilia Zanuso
MUSICHE: Federica Victoria Caiozzo
PRODUZIONE: Motorino Amaranto con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia 2012
DURATA: 102 Min
FORMATO: Colore
SOGGETTO:
Liberamente ispirata al romanzo LA GENERAZIONE di SIMONE LENZI - Dalai editore
CRITICA:
Non tutto è perfetto, non tutto è centrato. Ma i pochi difetti, mai realmente invalidanti, annegano senza troppi patemi nel complesso di una commedia di grande freschezza, lontana dai troppi stereotipi del cinema italiano, capace di portare al riso così come alla commozione lavorando in sottrazione, senza artificiosità inutili o costruzioni ricattatorie. (Federico Gironi)
È morta Mariangela Melato
signora della scena italiana
Nata a Milano, attrice di cinema e teatro, aveva 71 anni. Sapeva alternare in modo straordinario i registri drammatici e quelli comici
L’ironia, l’intelligenza e la grande bravura di Mariangela Melato non ci sono più. È morta stamattina a 71 anni in una clinica romana. La notizia è stata diffusa intorno alle 10 in prima battuta su Twitter, dove un tam tam di cinguettii dolorosi è rimbalzato incessante. La Melato era nata a Milano il 19 settembre 1943: «Mio padre era di origini tedesche - raccontava lei - duro e sensibile insieme. Io gli assomigliavo. Mia madre, milanese allegra, estroversa, mi rimproverava. “I tudesch in andaa via - diceva -, ma la raza l’è restadaâ€. I tedeschi erano andati via, ma la razza è rimasta»)
Giovanissima aveva studiato pittura all’Accademia di Brera, per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani disegnava manifesti e lavorava come vetrinista alla Rinascente. Non ancora ventenne era entrata a far parte della compagnia di Fantasio Piccoli poi era passata a registi come Dario Fo, Luchino Visconti e Luca Ronconi, che oggi la ricorda con nostalgia: «Io e Mariangela siamo come fratello e sorella. È stato un legame intensissimo anche professionalmente, tutti i ruoli che le ho affidato erano delle sfide: lo era Olimpia nell’Orlando furioso, lo è stata di recente Nora nell’ultimo spettacolo che abbiamo fatto insieme. Lei le ha vinte tutte. Proprio l’Orlando Furioso l’aveva lanciata nel 1968, ma era anche un’eccellente ballerina, cosi come aveva dimostrato sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluia brava gente (1971).
«Bella? Ma no, ero strana» diceva di se stessa. Il suo viso particolare la aveva aiutata a non chiudersi nello stereotipo della amorosa. Attrice brillante e capace di registro comico fulminante, aveva anche affrontato personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986) e Fedra (1987) di Euripide e nelle commedie Vestire gli ignudi di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare (1992).
Anche nel cinema ha alternato ruoli drammatici (La classe operaia va in paradiso, 1971, e Todo modo, 1976, di Petri; Caro Michele, 1976, di Monicelli; Oggetti smarriti, 1979, e Segreti segreti, 1985, di Giuseppe Bertolucci) a quelli da commedia, come in Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972) e Film d’amore e d’anarchia (1973) di Lina Wertmüller, che oggi la ricorda c ome una grande amica: «Ci volevamo bene, abbiamo lavorato insieme tanto tempo, lei era un’amica».
Dagli Anni 90 ha lavorato anche molto in televisione: una delle sue ultime interpretazioni è stata in Rebecca la prima moglie su Raiuno nel 2008: buona parte del successo della fiction si doveva proprio alla sua Signora Danvers, ai primi piani con i suoi occhi terribili e slavati che mandavano lampi d’odio e di tenerezza, di follia e di malvagità .
Orgogliosa, indipendente, dalla fortissima personalità , ci piace ricordarla in una delle sue ultime interpretazioni sulla scena, Nora alla prova , l’adattamento che Ronconi ha fatto di Casa di bambola, inquietante pietra miliare del femminismo moderno offerta appunto come durante una prova. La Melato, splendida, energica era capace sia di porgere le sfumature del passaggio di Nora dalla ingenua trepidazione alla presa di coscienza, sia, novità , di dare spessore a Kristine: personaggio solitamente considerato di comodo ma che a ben guardare anticipa la Nora del futuro, in quanto donna sola, emancipata, lavoratrice, convinta, per quanto dolorosamente, della necessità della propria scelta. A testa alta sempre, come lo è stata lei nella vita.
Aveva 90 anni. Il suo cinema è stato sempre improntato all'impegno civile di cui "Il giorno della civetta" è la massima espressione e il grande successo televisivo con la prima stagione della serie sulla mafia. Placido: "Gli devo tutto"
E' morto a Roma il regista Damiano Damiani. Aveva 90 anni. Nato a Pasiano di Pordenone il 23 luglio 1922, in una lunga carriera è stato regista al cinema tra l'altro del Giorno della civetta e per la tv de La Piovra. Damiani è morto nella sua casa per un'insufficienza respiratoria. Non lavorava più da dieci anni, ma i suoi film rimangono come esempio di impegno e passione civile, di un mix riuscito di codici popolari e di denuncia, in pieni anni '70, delle storture del sistema e della cupola di potere.
LA SCHEDA FILMOGRAFIA
Dopo gli studi all'Accademia di Brera, a Milano, Damiani entra nel mondo del cinema nel 1947 con il documentario La banda d'Affori cui nel 1954 segue Le giostre. Comincia insieme a quel gruppo di talenti che si chiamano Comencini, Lattuada e Olmi. Per alcuni anni lavora come sceneggiatore e solo nel 1960 decide di tornare a dirigere, realizzando il suo primo lungometraggio di finzione, Il rossetto, ispirato alla storia vera di una ragazza che assiste all'omicidio di una donna e s'innamora dell'assassino che la usa per sfuggire alla giustizia. Nel cast c'è anche Pietro Germi, nei panni del commissario.
Sempre nel 1960, Damiani dirige Il sicario, un noir che punta il dito sul marcio di certa borghesia italiana senza scrupoli, interessata solo ad arricchirsi. Una dimostrazione della sua idea di cinema: non solo espressione artistica, ma anche mezzo di denuncia sociale, che mostra senza censure la normalità con cui molti vivono la violenza, il potere asservito al proprio interesse, le ingiustizie.
Nel 1962 firma L'isola di Arturo, dall'omonimo romanzo di Elsa Morante, di cui cura anche la sceneggiatura assieme a Ugo Liberatore e Cesare Zavattini, puntando molto per l'introspezione psicologica dei personaggi. Nel 1963 arriva La rimpatriata, con Walter Chiari, vincitore del premio Fipresci, un film che indaga sulla borghesia dell'epoca, attraverso un incontro tra vecchi amici, che con malinconia pensano a ciò che sono diventati e a ciò che avrebbero voluto essere.
Del '70 è La moglie più bella, il film d'esordio al cinema di Ornella Muti. Nel 1971 tocca ancora a due polizieschi in cui la mafia si sposa al film d'azione: Confessione di un commissario di polizia al Procuratore della Repubblica, con Martin Balsam e Franco Nero, e L'istruttoria è chiusa: dimentichi, sempre con Franco Nero. Nel 1972 Nino Manfredi, per Damiani, veste i panni di Gino Girolimoni in Girolimoni, il mostro di Roma, storia del fotografo romano accusato negli anni '20 d'aver ucciso delle bambine, e poi segretamente scarcerato per mancanza di prove.
Il 1984 è l'anno del grande successo televisivo. Damiano Damiani è il regista della prima stagione di una delle serie italiane più celebri, La piovra, realizzata da un soggetto di Ennio De Concini: con grande maestria e senso dello spettacolo popolare si descrive la mafia dell'Italia contemporanea, quella collusa con la politica, che svilisce e manipola le istituzioni. Il pubblico si appassiona alla storia del commissario Corrado Cattani, l'eroe antimafia attorno al quale ruota il racconto, interpretato da Michele Placido. La serie proseguirà , con registi diversi, per altre nove stagioni.
Damiani dirige ancora Michele Placido in Pizza Connection (1985) e, l'anno successivo, realizza L'inchiesta, con Harvey Keitel e Keith Carradine, da una sceneggiatura di Suso Cecchi d'Amico, indagine sulla vera morte di Gesù di Nazareth e sulle radici della fede.
Il suo ultimo lungometraggio è del 2002: Assassini dei giorni di festa, che narra di come un gruppo di teatranti italiani, ridotti alla fame, scelga di recitare la parte dei parenti alle veglie funebri di gente a loro sconosciuta, nel tentativo di rubacchiare qualcosa.
ROMA - Giuliano Gemma è morto. L'attore era rimasto coinvolto prima delle 20 di stasera in un terribile incidente stradale a
Cerveteri. Le sue condizioni erano sembrate critiche già dopo il trasporto all'ospedale di Civitavecchia. Gli altri due feriti, più lievi, sono un uomo con suo figlio.
CONSACRATO COME RINGO Giuliano Gemma, l'attore morto oggi in un gravissimo incidente stradale, aveva 75 anni. Gemma arriva al cinema giovanissimo con Dino Risi. Dopo qualche comparsata con i più grandi registi del cinema italiano, arrivò la consacrazione grazie al filone degli «spaghetti western» dove nel ruolo di «Ringo» recita in svariate pellicole diventando un divo del cinema. Cambiando genere, Gemma apparve in film più impegnati come «Il deserto dei Tartari» di Valerio Zurlini, una delle sue prove migliori, come anche «Il prefetto di ferro» di Pasquale Squitieri, assieme all'altrettanto significativa parte in «Un uomo in ginocchio» di Damiano Damiani del 1979, film che lo riproporrà per ruoli drammatici. Negli anni 1980 prese invece parte a «Tenebre» di Dario Argento e «Speriamo che sia femmina» di Mario Monicelli e diede il volto al celebre personaggio dei fumetti Tex Willer in «Tex e il signore degli abissi», film originariamente pensato per la tv. Dalla fine degli anni ottanta ad oggi ha lavorato soprattutto in produzioni televisive. Dopo aver interpretato oltre cento film, ha raccolto premi di prestigio tra cui il David di Donatello, il premio al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary come miglior attore, il Globo d'oro, il Nastro d'argento e per tre volte il Premio De Sica. L'attore lascia la moglie e due figlie
È morta Rossana Podestà. Fu compagna di Walter Bonatti
È scomparsa a Roma, la partner del grande alpinista. Attrice di successo tra gli anni '50 e '70 scelse di ritirarsi con l'esploratore in provincia di Sondrio
È deceduta l'attrice Rossana Podestà (all'anagrafe Carla Dora 79 anni), che fu a lungo la compagna di Walter Bonatti, il "Re delle Alpi". Nata a Tripoli il 20 giugno 1934, tra gli anni '50 e '70 fu regina del "peplum" e protagonista di Sette uomini d'oro, diretta da Marco Vicario che fu suo marito.
WALTER BONATTI L'UOMO IDEALE — La cronaca rosa racconta che nel 1980 l’attrice durante un’intervista disse che per fuggire su un'isola deserta avrebbe scelto solo Walter Bonatti. L’alpinista-esploratore, reduce da un divorzio, le scrisse. I due quindi s’incontrarono a Roma dandosi appuntamento all’Ara Coeli e si aspettarono per quasi due ore: lei all’Ara Coeli, lui, che aveva confuso i monumenti, davanti all’Altare della Patria. Quando lei lo trovò, lo apostrofò: "Che razza di esploratore sei che non riesci a trovare una persona a Roma?".
LA VITA IN COPPIA — I due si trasferirono a vivere a Dubino (So) in un casale al limitare dei boschi, nella parte alta del paese. Quando nel corso dell'estate 2011 a Bonatti fu diagnosticato un cancro al pancreas, Rossana Podestà scelse di tenergli nascosta la notizia per timore che egli si suicidasse. Fu infine allontanata dal letto di morte di Bonatti dal personale medico, con la motivazione che la coppia non era unita in matrimonio.
LA CARRIERA DA ATTRICE — Esordì sul grande schermo all'età di 16 anni con Domani è un altro giorno (Leonide Moguy). Dopo questa prima apparizione riceve subito molte offerte di lavoro, tanto che nello stesso anno arriva a girare altri tre film, tra cui Guardie e ladri (Steno e Monicelli, 1951), con Totò e Aldo Fabrizi. Sarà questo l'inizio di una carriera durante la quale girerà una sessantina di pellicole, sia in Italia che all'estero. In Messico interpreta, alcuni anni dopo, il film La rete (La red, 1954), di Emilio Fernández, che la fece conoscere anche in America Latina. Del 1954 è il matrimonio con il regista Marco Vicario. Dopo aver preso parte a film del filone del neorealismo rosa (diretta da Valerio Zurlini, Mario Monicelli e Steno), appare in film storico-mitologici divenendo la «regina del peplum». Interpreta il ruolo di Nausica nell'Ulisse di Mario Camerini e viene scelta da Robert Wise nella parte della protagonista del kolossal Elena di Troia (1956), superando la concorrenza di Liz Taylor, Lana Turner e Ava Gardner. Fra le altre interpretazioni, è in Sodoma e Gomorra (1961), di Robert Aldrich, nei due film prodotti e diretti dal marito, il regista Marco Vicario, Sette uomini d'oro e Grande colpo dei sette uomini d'oro (1965-66), e Le ore nude (1964).
Web ha scritto:Anche se dai risvolti un pò filosofici, e in certi tratti pesantuccio. Sean Connery un vero selvaggio
..ci sono delle intuizioni ed allegorie molto originali..la stessa filosofia di Zardoz..
Forse in inglese risulterebbe ancor piu' suggestivo.
Certo, sorprende il fatto che un anno prima Boorman avesse girato Un tranquillo weekend di paura.. un film agli antipodi o quasi..da una tensione infinita d'attesa lungo quel fiume ad un film eccentrico con un ritmo pure troppo incalzante.
Io cmq una vacanzetta nel Vortex me la sarei fatta..Sean Connery mi è sembrato a suo agio
Il confronto non è con Gomorra, anche se il titolo fa quasi rima, né con Anime nere, con cui avrebbe più affinità di soggetto. E neanche con quell’altro film recente e sconvolgente, Non essere cattivo, in cui Ostia era l’unico paesaggio fisico e umano mentre qui è uno dei molti, per l’ambizione degli autori di raccontare tutta Roma e il potere e i meccanismi che regolano i rapporti tra crimine e politica (il parlamento, i quartieri bene con le loro case di lusso, i luoghi pacchiani della “nuova classe” degli arricchiti politicamente trasversale e le stanze del Vaticano, ma anche i palazzoni periferici, le case degli zingari malavitosi eccetera).
Il paragone va fatto con il cinema di genere italiano (e francese, e statunitense). In Italia, ma anche altrove, dove non ci sono soldi abbastanza per fare superspettacoli con supereroi, il cinema di genere si è ridotto ai due filoni dominanti del sentimental-consolatorio (l’idealizzazione di avvenimenti e sentimenti di uomini e donne che si presumono comuni, membri della piccola e media borghesia di massa) e del comicastro paratelevisivo: due generi incapaci da tempo di dirci alcunché di credibile e di illuminante, e perfino di divertente.
Il confronto è da fare con il poliziottesco degli anni settanta, e con il cinema che si diceva di sinistra degli anni ottanta-novanta, in cui si misero in vista proprio due degli sceneggiatori di Suburra, che mai faranno ammenda della loro superficialità di quel tempo, come mai ne farà una sinistra (e la sua cultura, i suoi ideali) diventata proprio allora fragorosamente di destra.
Il poliziottesco sfornò film ideologicamente più che confusi, ma tecnicamente di alto livello, narrazioni costruite con perizia che a volte, come in Fernando Di Leo o in Sollima padre, non avevano molto da invidiare ai film statunitensi e francesi degli stessi anni.
È come se Suburra ne raccogliesse la lezione e il modello, ovviamente trasferendoli in un contesto nuovo e diverso. In qualche modo, è successo che la realtà ha copiato quel cinema, e quel che lì sembrava esagerato si è dimostrato invece inferiore al vero. La banda della Magliana, la Roma capitale e la Milano berlusconiana e ciellina, la ’ndrangheta aggiunta alla mafia e alla camorra, la corruzione politica, la spregiudicatezza bancaria, la manipolazione giornalistica della realtà hanno espresso un mondo in cui basta infilare le mani per tirarle su cariche di merda, ma anche di spunti narrativi più che forti, di intrecci e brutture sulle quali i denunciatori per mestiere ricamano con la loro abituale ipocrisia e i giallisti intrecciano storie, plausibili e nere in abbondanza.
Tanti lo hanno fatto, ed era impossibile che così non fosse. Come si è detto, alcuni degli autori più in voga nella cultura “ufficiale” della sinistra dei decisivi anni ottanta-novanta figurano tra gli autori di Suburra, anche se il lavoro di Giancarlo De Cataldo è meritoriamente documentario e documentato. Pensando al loro curriculum viene da sospettare che la mano del regista sia stata decisiva, riuscendo a dar loro una sorta di nuova vitalità e credibilità, usandoli e piegandoli alle sue esigenze. Sono propenso a credere, al contrario di altri, che il merito maggiore, anche politico, dell’efficacia di Suburra dipenda dal suo regista più che dai suoi sceneggiatori.
A un certo punto del film, quando le cose precipitano e tutto sembra cambiare (novembre 2011, una crisi di governo qui enfatizzata e forse storicamente meno importante di quanto il film non dica, anche se decisiva per il vasto sottobosco che fino allora aveva trionfato), uno dei supercriminali che guidano i giochi dice gattopardescamente che sì, tutto cambierà, ma che non sarà difficile accordarsi anche con quelli che verranno dopo. Appunto.
Quella che oggi è cambiata è la coscienza del dominio e dell’universalità dei rapporti tra crimine e politica, e che l’Italia, più fragile di altri paesi nelle sue radici, ne è stata coinvolta così massicciamente da impedire per ora la nascita di un’opposizione eticamente rigorosa. Alla fine di un film in cui quasi mai si nota l’esistenza della polizia e solo alla fine, proprio alla fine, si parla di magistratura – assenti nel resto del film quanto vi è assente la sinistra – si esce con la convinzione che dietro gli orpelli e i violini e le recite e le grida, alla guida della nostra storia sia sempre in agguato, e in parte in azione, la ferocia di una decadenza inarrestabile e confusa, di cui non riusciamo a vedere lo sbocco. E che certamente il film non permette di sperare.
Sollima ha fatto una scelta registica ben precisa, coerente, portata fino in fondo. Ha i limiti di una certa compiacenza per gli effetti forti, ma questo fa parte della scelta dei colori, dell’accentuazione dimostrativa e fin didascalica che è la misura del film. Suburra è un film di genere, ma che è così insolito in questo campo, almeno in Italia, da superarne i limiti. Ha un linguaggio e una tensione, è corale ampio e complesso, è diretto con maestria e fotografato e montato perfettamente, recitato da attori perfettamente in parte; è un film la cui agghiacciante immediatezza è una lezione di regia ma anche di buona sociologia (merito primo di De Cataldo) e di buon giornalismo. Nel cinema “ufficiale” italiano questo accade molto di rado, anzi quasi mai. http://www.internazionale.it/
A 73 anni Harrison Ford sarà per la quinta volta Indiana Jones
Dopo tanta attesa l'ufficializzazione del progetto del nuovo film. Dietro la macchina da presa per la quinta avventura dello spericolato archeologo interpretato da un Ford 73enne in splendida forma, ci sarà Steven Spielberg
Dopo Star Wars anche Indiana Jones: Harrison Ford instancabile e inesauribile. L'attore, in splendida forma a 73 anni, sarà ancora il protagonista del quinto capitolo della celebre saga cinematografica dedicata al famoso archeologo. Dopo tanta attesa l'ufficializzazione del progetto del nuovo film è arrivata con un'intervista dell'amministratore delegato della Disney Bob Iger a Bloomberg News. Dietro la macchina da presa anche questa volta ci sarà ancora Steven Spielberg. A lavorare sul copione è David Koepp, che ha firmato la sceneggiatura del quarto capitolo, 'Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo', uscito nel 2008 e che incassò circa 800 milioni di dollari. Di recente Steven Spielberg, regista di tutti e quattro i film della serie, ha detto di considerare Harrison Ford l'unico interprete possibile del personaggio, escludendo così di poter reclutare un attore più giovane per un nuovo episodio. "Non credo che nessuno possa sostituirlo - ha detto il cineasta - Non credo che succederà. Da sempre è mia intenzione che non accada quel che è successo con James Bond o Spider Man. C'è un solo Indiana Jones ed è Harrison Ford".